Mancava un nome, nella ricostruzione certosina che da circa un decennio alcune etichette indipendenti stanno facendo della scena neo-Sixties italiana degli anni 80: quello dei Magic Potion. Non un nome di poco conto perché la formazione capitolina – Marco Coluzzi (voce, chitarra), Fabio Porretti (chitarra), Alberto Popolla (basso), Max Palego (batteria) – fu artefice di due tra i lavori più ispirati di quella felice stagione creativa: “Four Wizards In Your Tea” e “Misplaced In Your Perfect World”, entrambi pubblicati dalla High Rise di Federico Guglielmi tra il 1988 e il 1989. A quei due LP si aggiungeva il singolo I Live With The Monks e la partecipazione ad alcune compilation dell’epoca (“Eighties Colours vol. 2”, “Rock contro il proibizionismo”, “Who Are Them”).
Dotati di una scrittura raffinata e di ottime capacità strumentali, i Magic Potion si ispiravano al rock psichedelico inglese dei tardi anni Sessanta, come lascia intuire il moniker che avevano scelto, prendendolo a prestito dall’omonima canzone della cult band britannica Open Mind.
“Four Wizards In Your Tea” è un disco sognante che trasporta l’ascoltatore in una dimensione fiabesca popolata di maghi e folletti tra episodi leggiadri e pezzi più robusti, mentre il successivo “Misplaced In Your Perfect World” confermava la cifra stilistica del quartetto, ma con un tiro più duro.
A distanza di oltre trent’anni, canzoni come “Nemo”, “Happy Times”, “She Locks”, “You Make My Dreams”, “Unicorn”, “Third Week In The Chelsea”, “Free Man”, oltre alle cover di “Magic Potion” (Open Mind), sul primo disco, e “Father’s Name Is Dad” (Fire), sul secondo, suonano fresche e intriganti come allora.
Da tempo fuori catalogo, questi due lavori ritornano ora in “Cast A Spell”, sontuosa raccolta in doppio CD (38 brani per oltre due ore e venti di durata) che offre una panoramica completa del gruppo. Assieme ai due magnifici album, troviamo infatti il singolo, le partecipazioni alle compilation, diversi brani live e una serie di canzoni inedite/demo che avrebbero potuto costituire materiale sufficiente per un eventuale terzo LP e che rappresentano la vera chicca di questa uscita: piccole meraviglie underground come il trip cosmico di “Astral Parade”, la notturna “Cold Winter In My Home”, le magico-misteriche “Selfish And Weak” e “Jekyll’s Potion”, le cattive “A Secret Journey” e “She Is Good She Is Bad” (straordinaria!), la fantasiosa “Mr. Wellington’s Telescope”. Più la riuscita cover di “Cast A Spell” dei ‘mentori’ Magic Potion che dà il titolo alla raccolta e che è stata incisa lo scorso marzo dal gruppo romano, finalmente riunitosi dopo molti lustri: ideale chiusura del cerchio o nuovo inizio?
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https://spittlerecords.bandcamp.com/album/cast-a-spell
autore: Roberto Calabrò