“Eravamo l’esercito funk di Bristol” dice Mark Stewart leader dei Pop Group. Nel 1975 i componenti della band avevano quattordici anni. Indossavano creepers e zoot suits, erano influenzati dal funk e dall’estetica anni cinquanta. A Bristol in quegli anni il sound reggae era nell’aria, data la consistente popolazione nera. Divenne così la città dove si unirono due realtà seminali, il punk ed il reggae. Arrivò poi il jazz nella vita di questi ragazzini, scatenando in loro l’amore per la ferocia di una forma astratta, che incarnava perfettamente il bisogno di libertà espressiva insita in questi geni adolescenti. Nacquero così i Pop Group, lontani quanto più possibile dal tecnicismo musicale, lanciati verso un’improvvisazione che si immolava all’altare della ribellione, dove le urla primitive di Mark Stewart ed il sax schizofrenico di Gareth Sager diventavano fuoco, tanto su palco quanto su disco.
Nonostante le influenze, molteplici e non solo legate al mondo della musica, il Pop Group si rifiutava di avere un’unica identità. Non riuscivano ad avere un’unica forma sonora, rifiutavano uno standard performativo, ribaltavano qualsiasi idea politica precostituita ma soprattutto schifavano il nichilismo autoreferenziale del punk.
Escono nel 1978 con il primo album omonimo ed immediatamente l’impatto sulla stampa è enorme. Non si era mai visto nulla di simile. Il loro carattere così informe e squilibrato li rese una tela colma di colori incomprensibilmente attraente; proprio nel momento in cui il punk cominciava a diventare precocemente grigio. Erano inconciliabili con tutto ciò che li circondava e questo non poteva che renderli luminosi agli occhi di chiunque. Degli adolescenti apparentemente folli che rifiutavano sistematicamente qualsiasi schema stilistico, proprio non solo della scena musicale, ma anche dell’arte performativa. Sul palco erano dei freak vestiti in maniera elegante che davano vita ad uno show che si avvicinava a qualcosa di simile ad un pandemonio. Un caos di suoni contorti e liriche surreali che univa politica, spiritualità, poesia ed infine musica.
Nel 1979, John Waddington, Mark Stewart, Gareth Sager, Dan Catsis e Bruce Smith diedero vita ad ‘Y’, l’album che rimane ancora adesso una pietra miliare di quel movimento che oggi viene definito post-punk, nonostante loro il punk l’avessero preceduto, molto tempo prima. La ricerca artistica della band di Bristol è stata negli anni una delle più radicali di sempre, in totale contrapposizione a fenomeni musicali nascenti come il punk o la new wave, volti a scrivere dei copioni da seguire. Scomposti, violenti ed anarchici, questi erano e sono ancora i Pop Group.
Tornano in Italia per presentare il nuovo album ‘Honeymoon On Mars’, che è uscito il 28 Ottobre 2016. Per l’occasione, ai controlli (live mix) si unirà Dennis Bovell, produttore di ‘Y’, loro album più famoso.. Con questo album si apre un nuovo capitolo della band di Bristol, per calcare di nuovo il palco con uno show che lascerà senza parole.
Queste le tappe del tour:
07 Febbraio 2017
Torino – Spazio 211 // PRESENTATO DA TODAYS FESTIVAL
Biglietto: 15 € + d.p.
08 Febbraio 2017
Ravenna – Bronson
Biglietto: 15 € + d.p. – 18 € alla porta
09 Febbraio 2017
Milano – Magnolia
Biglietto: 15 € + d.p. / 18 € alla porta