Tra i tanti grandi ritorni, quello dei Loop forse è un po’ più importante.
Già alla fine degli anni ’80 albums quali Heaven’s End o Fade Out ci fecero riflettere sul futuro del rock and roll, nonostante non ce ne fosse bisogno poiché stava già succedendo molto intorno.
Esplodeva il grunge e il brit-pop, l’hardcore ed il metal cambiavano volto e la galassie dell’indie e dell’alternative erano tutte un fremito.
I Loop all’interno di questo scenario erano già qualcosa di inafferrabile e misterioso, tesi al recupero di mostri sacri del rock dei ’70 per poi immergerli in un gelido ed ipnotico spazio sperimentale fatto di reiterazione e noise senza mai abbandonare l’idea del riff circolare.
Precursori di tante cose a venire – come poi abbiamo visto anche nel successivo progetto di Robert Hampson (nella foto), i Main, nero monolite drone-ambient – oggi i Loop sono qui per rispondere alle nostre domande prima di arrivare per un bel tour in Italia, queste le tappe: 25/11 Roma – Circolo degli Artisti; 26/11 Jesi (An) – s.c.a.TNT; 27/11 Torino – Spazio 211; 28/11 Bologna – Locomotiv.
Moltissime bands degli anni ’80 e ’90 si riformano per fare nuovi dischi o ritornare sul palco per un tour. Perchè? Soldi e business, voglia di poter dare ancora qualcosa al pubblico e divertirsi suonando la propria musica o la paura dell’oblio? Per i Loop qual’è il motivo?
Per quanto riguarda le altre bands non ne ho assolutamente idea. Suonare ancora per i fans e terminare un lavoro incompiuto per i Loop penso possano essere buoni motivi. Non temo l’oblio, non ci avremmo messo ventitrè anni per ritornare e questa reunion non sarà permanente: l’anno prossimo sarà tutto finito.
All’epoca i media vi accomunarono a bands quali Spacemen 3 e My Bloody Valentine. Se è innegabile un certo guitar sound comune, io vi ho sempre trovati molto differenti (nonché i miei preferiti, essendo voi più rock n’ roll ma al contempo sperimentali, sorta di mix di Stooges, Can e Chrome). Vi siete sentiti a vostro agio in quella scena?
Odio etichette e paragoni. I Loop sono i Loop, questo è quanto mi interessa.
Pensate che la vostra musica sia stata un lascito per le moderne formazioni musicali? C’è qualcuna tra le bands contemporanee che potrebbe essere definita anche parzialmente Loop oriented? Cosa vi piace e cosa ascoltate oggi?
Come ho già detto anche in altre interviste, non sono interessato a bands che potrebbero suonare come i Loop o esserne influenzate e del resto le bands che ascolto oggi non hanno un suono alla ‘Loop’, quindi è davvero difficile risponderti.
Essere chiamati come direttori artistici dell’ATP (End Of An Era Pt.2) è un grande onore. E parteciperete anche al Roadburn 2014. Come sono andate le cose?
Quelli dell’ATP mi hanno chiesto spesso in passato di farlo ed alla fine ho detto ok. Gli organizzatori del Roadburn invece sono grandi fans dei Loop e quando gli abbiamo detto che avremmo suonato se ci avessero invitati erano felicissimi.
Dopo questa reunion ed un disco del progetto Main di quest’anno, ci sarà anche un nuovo disco dei Loop?
No, non è in programma. Questa reunion non sarà abbastanza duratura da registrare nuovo materiale. Al momento è così.
Quali sono per voi le differenze sostanziali tra la scena musicale odierna e quella dei ’90? Ha ancora senso parlare di underground e mainstream?
Posso dire che oggi ci sono molte più bands perchè avere la strumentazione necessaria è molto più facile ed alla portata di tutti rispetto ad allora. Non so se questo sia un bene o un male, però c’è tanta musica brutta in giro. Non mi piace parlare di categorie ed etichette, la musica esiste senza la necessità di essere compresa all’interno di definizioni o movimenti.
Non vi sembra che il rock and roll sia stanco e che la musica elettronica a volte sia molto più innovativa?
Tutto è stato già fatto, non c’è niente di nuovo nel rock e non c’è niente di nuovo nella musica elettronica. Entrambe le forme di musica sono ad uno stadio terminale e lo sono già da molto tempo.
Consigliate ai lettori di Freak Out Magazine tre dischi per voi imperdibili.
Cyclops Reap dei White Fence, Bend Beyond dei Woods e Mindset dei The Necks.
Un’ ultima domanda: venendo a sentirvi, cosa dovremmo aspettarci da voi on stage?
Canzoni folk acustiche. No, scherzo… ma onestamente non saprei rispondere. Le persone che ci hanno già visti dal vivo sanno cosa aspettarsi, quelli che non ci hanno mai visti ma hanno i nostri dischi sentiranno qualcosa di molto più ‘loud’ rispetto ai dischi.
Grazie per il vostro tempo
E’ stato un piacere, grazie a voi.
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autore: A.Giulio Magliulo