E’ ormai una banalità tipo “non ci sono più le mezze stagioni”, ma nello stesso tempo si tratta di un asserto difficile da negare: il secondo disco è sempre il più difficile.
E, diciamolo subito, per i März il tentativo di bissare quel gioiellino del loro esordio, “Love Streams” (http://www.freakout-online.com/archivio_albums/lettera_m3.htm) si può considerare riuscito solo a metà. La formula che coniugava sensibilità folk à la Nick Drake con gli scricchiolii glitch, slanci techno a morbidezze pop, è ripetuta tra questi solchi senza particolari innovazioni. Sempre estremamente godibile, sia chiaro. Ma prevedibile.
Albrecht Kunze e Ekkehard Ehlers si confermano autori dalla spiccata sensibilità, abili alchimisti capaci di dosare con misura cuore e tecnologia, amore per la “canzone” e passione per l’elettronica.
Rispetto a “Love Streams”, quest’album probabilmente sposa ancora di più la causa dell’orecchiabilità, facendo abbondante uso delle parti cantate.
I März migliori, però – a mio avviso – sono quelli di brani come lo strumentale “Tropige trauben”, intricato e appassionante puzzle di strumenti acustici e microsuoni digitali, loop animati da chitarre languide, beat sminuzzati e minuterie assortite.
Autore: Daniele Lama