In occasione dell’uscita di “Carne Cruda a Colazione”, il nuovo album di Giovanni Succi, abbiamo analizzato i brani e gli abbiamo anche posto qualche domanda che, con la consueta disponibilità, ha ulteriormente chiarito alcuni aspetti di questo suo ultimo lavoro.
Ma prima i brani di questo nuovo lavoro: il definitivo fischiato di “Grazie per l’Attesa” introduce ambientazioni da indie anni novanta e il bel cantato No Field No Feelings prima che “I Melliflui” e la loro vincente linea vocale conducano il tutto indietro di un decennio …
L’(auto)biografica “Cabrio” riconduce l’ascoltatore nell’intimo e sommesso piano, che forte diventa nelle meccaniche e percussive “Arti” (ipotetico side b di “Artista di Nicchia”) e nella loro geniale intuizione di figura retorica: “Arti: una vita che si appoggia sulle arti inferiori ma sì, inferiori ma arti”.
Se ogni domanda si risolve ne “La Risposta”, riuscitissima per appeal, alla rotonda del “Giro” Succi, accogliendo l’appello, come Misery che non deve morire, fa vivere Alessandria in una “Grigia”e delicata ballata venata di psichedelia.
Dal tutto subito di “Con Ghiaccio” si passa al crescente e apocalittico “Meglio di Niente” … “se di meno è di più o solo meglio di niente …”.
Con “Balene per Me” torna l’estate di “Remo” e con i cetacei va in porto il disco, nel modo meno “crudo” nella musica ma comunque “vivo” nel mare amaro del testo e dei suoi ricordi “Dell’estate piena nel mio bicchiere, delle balene nel mio mare ma vere, che ne è… Che non le ho mai viste, tranne finte, nel mio mare amaro ma non sono manco triste … Vieni a farti un giro nel mio mare amaro, c’è un uragano per aperitivo e del rosé…”.
Una doverosa e preliminare precisazione. Nel 2017, Giovanni Succi diede alle stampe “Con Ghiaccio”, suo primo lavoro solista dopo la lunga militanza nei Bachi da Pietra. Dopo anni tesi a sperimentare nel senso più “estremo” del termine, Succi con altrettanta “estrema” (e non scontata) maestria, con “Con Ghiaccio”, congedò un lavoro discografico dall’esatto equilibrio tra la forma canzone d’autore, la cura nelle liriche e la “fascinazione” verso refrain funzionali e vincenti; i miei figli dall’età rispettivamente di cinque e sette anni hanno la pioggia di “Remo” fissa nei loro canti.
E così, a due anni di distanza, Succi replica il colpo, strappando a morsi “Carne Cruda a Colazione” (La Tempesta Dischi – Soviet Studio), un disco che s’incanala, con salda fermezza, nel solco definito dal suo predecessore, configurandone un giusto continuum temporale, distinto ma al contempo unito dalla medesima forza e vena creativa.
“Ogni mia canzone è carne viva, te la presento cruda, battuta al coltello, pezzo dopo pezzo: una proposta che non è fuori dal mondo, solo fuori dallo schema. Neanche gli algoritmi sanno dove collocarmi, poveracci. Sarà un difetto? Sono difettoso. Sono un prendere o lasciare. “Carne Cruda a Colazione”, per il giorno che non ne puoi più di marmellate. La risposta al romanticismo spiccio e dozzinale dominante la qualunque. Nel Bel Paese dove tutto si risolve con il cuore, e infatti fila tutto a meraviglia, accuso troppa grazia. Piuttosto che altri zuccheri, “Carne Cruda a Colazione”, sbattuta fresca in faccia. E il bello della carne è che non mente, se l’ascolti non la puoi fraintendere. Lampante come le cose chiare a pelle. Come svegliarsi e far l’amore prima di dover parlare. La carne accade. Certo, un bel macello; come in questo disco, tutto sommato tranquillo. Il secondo album di inediti a mio nome è un macinato a base di me stesso. Può contenere frammenti di Kraftwerk, Paolo Conte, Talking Heads, Snoop Doggy Dog, LCD Sound System, Tom Waits, Velvet Underground, Lupo De Lupis. Tutto questo io lo chiamo rock’n’roll”, si legge, come pensiero diretto di Succi, nel comunicato stampa.
Le domande e le risposte:
Che rapporto esiste tra “Con Ghiaccio” e “Carne Cruda a Colazione”?
Entrambi i dischi appartengono, sotto il profilo della composizione, a un medesimo periodo di vita e sono, quindi, legati dalle stesse emozioni e idee. I brani contenuti nei due dischi potrebbero tranquillamente essere mischiati e riordinati tra di loro in modo differente.
Nell’ascolto di “Carne Cruda a Colazione” si percepisce una particolare forza percussiva, ancestrale e un utilizzo marcato dell’elettronica.
Sì. “Carne Cruda a Colazione” associa elettronica e tribalismo. La parte elettronica, così come anche il suono del disco, è ancora una volta a cura di Ivan Antonio Rossi. Ivan è anche un patito di suoni percussioni, per cui abbiamo associato ai synth anche tamburi, pentole, marmitte e cucchiai. D’altra parte, come suggerisce alche in titolo, le canzoni sono carne viva, cruda, senza compromessi, come il più elementare degli strumenti, il tamburo.
In “Algoritmo”, oltre al richiamo ai Kraftwerk, ha colpito la denuncia, perfettamente sintetizzata in “Sai son molto appassionato del tuo disco, l’ho sentito già una volta quasi tutto, c’è parole che però non ci capisco che comunque lì si sente del disagio, c’è qualcosa di frizzante e anche un po’ jazz!”.
I Kraftwerk, precursori incredibili del presente sotto molti aspetti, rappresentarono il ruolo superfluo del musicista rispetto alle macchine. Oggi potrebbe essere superfluo anche il ruolo l’ascoltatore, paradossalmente, dal momento che le scelte le decide l’Algoritmo, cioè un fantomatico robot informatico che ci conosce meglio di quanto noi non conosciamo noi stessi. Sarà vero? Io resto curioso e i miei gusti sono liquidi, come ascoltatore. Come musicista, poveri algoritmi, non sanno dove collocarmi, non sanno etichettarmi e ci rimangono male. Mi spiace.
E a ben ascoltare, “Carne Cruda a Colazione” ha in sé la dicotomia del tribalismo più ancestrale e dell’elettronica del futuro, in una miscellanea di umori e di suoni; il tutto, come per il suo predecessore “Con Ghiaccio”, definito da curate liriche e da un gusto per la melodia.
Si parte con la denuncia sociale e teologico-politica di “Povero Zio” … “Ehi zio che ne dici di mollare per un giorno il ruolo comodo e stronzo di decisore innocente del mondo? Ehi zio che ne dici di mollare per un giorno di spiegare il tuo progetto a chi poi vuole imporlo nel nome di zio”, la cui ritmica acustica trasmuta, senza soluzione di continuità, nella ritmica elettronica di “Algoritmo” (dal brano è stato realizzato anche un “didascalico” video che ha anticipato l’uscita del disco).
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autore: Marco Sica
Parte l’1 novembre il tour di presentazione di “Carne cruda a colazione”, il nuovo album di inediti di Succi.
01/11 Asti – Diavolo Rosso
11/11 Cremona – Osteria del Fico
22/11 Torino – Spazio 211
06/12 Colle Val D’Elsa (SI) – Bottega Roots
13/12 Bologna – Mikasa
14/12 Roma – ‘Na Cosetta
15/12 Avellino – Godot Art Bistrot
17/01 Milano – Circolo Ohibò
18/01 Buja (UD) – Circolo Henry Chinaski c/o biblioteca
24/01 Savona – Raindogs House
07/02 Cavriglia (AR) – Officina Klee
08/02 Grosseto – Spazio 72