Pescati dalla Heavenly Records nei sobborghi di Londra, Peterborough precisamente (anche se adesso il gruppo si è trasferito a Brighton), i giovanissimi The Wytches sono il contrario esatto dello stereotipo della boy band stile Hanson: sono cattivi, “sordidi e leggermente deviati”, come li definisce New Musical Express, arrabbiati, inquietanti, conturbati e conturbanti nel loro stile musicale fatto di voce gracchiante e disperata (quella del leader Kristian Bell), e di arrangiamenti che rubano parecchio al surf rock più acido, aggiungendoci tocchi di psichedelia post-punk.
Annabel Dream Reader è il loro album di debutto e Wire Frame Mattress e Beehive Queen i loro primi singoli, e c’è da dire che mai singoli migliori potevano essere scelti per presentare l’album: c’è tanta immaturità ancora, tanta voglia di fare che non trova direzione sempre coerente, ma certamente Beehive Queen è nel suo genere una piccola perla: sembra di sentire un gruppo seventies di quelli più devastati da scantinato o centro sociale londinese, con la chitarra surf rock di Mark Breed a designare riff travagliati, mentre Wire Frame Mattress è quanto di più vicino possa capitare di ascoltare oggi a Nirvana e Smashing Pumpkins, sebbene anche qui predomini l’atmosfera Seventies.
Atmosfera che in realtà è il marchio più incisivo di tutto il disco: dall’esordio ruggente e cattivo di Digsaw, agli accordi distorti e disperati di Wide at Midnight, fino a Fragile Male e Gravedweller sembra di sentire un disco di quaranta anni fa, sempre ben sorretto dalla linea ritmica di Gianni Honey alla batteria e Daniel Rumsey al basso. La voce giovanissima di Bell sembra addirittura cercare toni alla Patti Smith, specialmente nelle uniche due ballate del disco, Weights and Ties e Crying Clown, oltre che nella classica canzone acustica di chiusura, Track 13.
Siamo di fronte a un disco che sicuramente non inventa un nuovo genere musicale, né sperimenta innovazioni (cosa poi ci sarebbe ancora da dire nell’ambito della psichedelia dopo gli anni ’70, d’altra parte?), ma anche senza conoscere l’età dei ragazzini che sono dietro questo lavoro si avverte qualcosa di forte, geniale, che ti colpisce allo stomaco con tutta la sua ruvidità e durezza, anche per i testi terribilmente dolorosi, e quindi maturi (Summer Again, Part Time Model), che mai associeresti a ragazzi così giovani.
Il disco è talmente ruvido e tosto che difficilmente dopo quest’esordio i Wytches riusciranno a mantenere tale “purezza”: auguriamo a loro senz’altro una lunga carriera, ma molto probabilmente Annabel Dream Reader rimarrà un unicum veramente speciale, davvero imperdibile, e purtroppo difficilmente imitabile in futuro.
autore: Francesco Postiglione