Cass McCombs è senz’altro, per storia vissuta e per modo di comporre, il più alternativo tra i cantautori country-folk contemporanei della West Coast.
Questo doppio Big Wheel, che arriva come seguito di Catacombs del 2009, e dei due dischi nel 2011, Wit’s End e Humor Risk, sembra confermarlo, soprattutto nei testi, dove il prolifico californiano mette in atto tutta la sua vena spleen, vagamente alla Tom Waits per interderci. Si veda ad esempio Everything Has to be just-So, divertente e polemica, oppure Joe Murder, o ancora Satan is my Toy.
Musicalmente, Cass McCombs sembra cercare, nello spazio concesso da un doppio album, una strada per variazioni sul tema country-rock che lo caratterizza. Se infatti Big Wheel, Angel Blood, Morning Star, Brighter!, Dealing, sono i suoi biglietti da visita più classici, ovvero quel mix di folk acustico e country rock che lo rende un maestro del genere, già in The Burning of the Temple si avverte il tentativo di fare qualcosa di diverso, che assume venature swing in It Means a lot to Know You Care, sfumature di rock in Satan is my Toy, punk acustico in Name Written in the Water.
Ma la vocazione country resta fondamentale, come ribadiscono Aeon of Aquarius Blues, e Sooner Cheat Death than Fool Love. Degne di nota sono poi Home on the Range e There Can Be Only One, ma per una ragione “di cronaca” che non rende troppo onore al disco, ovvero le basi e anche alcuni arrangiamenti troppo simili, rispettivamente, a Don’t Cry dei Guns and Roses e a Walk to the Wild Side, per non accorgersene.
A parte questi mini-svarioni, l’album per il resto scorre piacevole, ma è il meglio che si possa dire di questo disco. Non c’è infatti alcuna originalità, o alcun episodio tanto sopra le righe da essere degno di nota. Sembra anzi che Mc Combs abbia fatto dell’aurea mediocritas oraziana un vero e proprio valore: non c’è una canzone che decolla, non c’è una ballata che commuova, e tutto si svolge su una piattaforma melodica sicuramente discreta, ma niente di più.
Non si griderà insomma al capolavoro per questo settimo disco di Cass, complice anche la scelta, forse non del tutto azzeccata, di uscire con un doppio, nel quale il mono-tono compositivo dell’autore ne esce, per il succedersi di tanti brani musicalmente troppo simili, ulteriormente penalizzato.
http://cassmccombs.com/
autore: Francesco Postiglione