Per molti è il vincitore morale del 62° festival di Venezia, tanto che Tullio Kezich gli ha dedicato un’accoratissima colonna sul Corsera.
George Clooney ha confermato le aspettative: avevo già visto il suo ”Confessioni di una mente pericolosa” restandone esterrefatta. Chi avrebbe mai pensato che uno dei “symbol ” più sexy venuti al mondo negli ultimi quarant’anni, avesse anche cervello .
“Good night and Good luck” non è soltanto un bel film (impeccabile nelle scelte registiche e sopraffino nel bianco e nero della fotografia) ma è soprattutto un buon film: il portato, l’importanza dei contenuti veicolati hanno un valore politico e sociale inoppugnabile.
Clooney ha fatto del suo film la piazza dalla quale denunciare i pericoli di una democrazia minacciata dal terrore con l’intento, ha dichiarato, di “lasciare qualcosa di buono di me, di cui andare fiero finché avrò settant’ anni”.
La crociata del nobilissimo Edward R. Murrow (conduttore negli anni Cinquanta di un programma serale per la Cbs, “See it now”) fornisce una chiara visione di cosa dovrebbe essere il giornalismo, ora più che mai.
Un film “falado”, cioè più che mai parlato, con ampi e lunghi dialoghi, dichiarazioni e commenti che finalmente danno voce a chi non accetta di affiancarsi al potere e di farsi assoggettare da esso, ma combatte a spada tratta in difesa della verità.
Murrow e i suoi assolvevano realmente la funzione di cani da guardia del cittadino versus il mondo politico. Ora ci sono soltanto un branco di cani sciolti…
Per fortuna che il cinema di tanto in tanto, rispolvera la sua capacità di fornire una lente sul mondo. Rintraccia emblemi e raccontandoli li rende reali, tangibili. Riesce a scrollarci di dosso quel tanfo d’ignavia di cui ci si impregna troppo spesso. Clooney, regala insomma un barlume, di senso civico e critico che non fa mai male. Che sarebbe bene conservare e alimentare per non lasciarsi assoggettare dalla paura.
Autore: Michela Aprea