Al fine di comprendere ed apprezzare l’ultimo album in uscita degli Enon, “Hocus Pocus”, altra sfornata della Touch & Go, reputerei più appropriato un ascolto di quelli precedenti; un percorso a ritroso, per meglio comprendere il progetto di alcune delle interessanti personalità che lo compongono.
In John Schmersal, ex Brainiac, ad esempio è presente la costante ricerca di un tessuto sonoro estremamente più vicina alle bizzarrie folk di un Beck prima maniera, ai virtuosismi sonori dei Dismemberment Plan, alle accortezze stilistiche degli Olivia Tremor Control nella rielaborazione delle scanzonate musichette pop-rock tra i ’60 ed i ’70 imposte, se cosi’ si puo’ dire, soprattutto nel bellissimo album ” High Society” del 2002, e, in misura minore in quello di debutto “Believo”, dove persino i momenti di interferenze noise sono elaborate in una versione tanto solare da fare invidia ai folk implosion più energici a braccetto coi Guided By Voices nel pieno della festa! Un connubio di certo era assicurato all’interno del gruppo, grazie alle affinità elettive di musicisti quali Rick Lee e Steve Calhoon, entrambi ex componenti degli sgangherati Skeleton Key i quali successivamente, hanno lasciato agli eredi sopraggiunti un diverso modo di relazionarsi al modo di comporre.
Toko Yasuda, infatti, con una suadente vocina da pin up made in Japan che fa tanto Blonde Redhead e Lapse insieme, si trasforma nella futura portavoce di una sorta di hyperpop fortificato dal supporto del sampler, che delinea per diversi fattori le linee del nuovo concetto Enon!! Si trasforma dunque l’identita’ da cui ha avuto origine il gruppo, ed è proprio Matt Schulz a cucire il tutto trasformando le sferzate virtuose delle percussioni, in ritmiche si più scarne ma non meno elaborate. Per quanto mi riguarda, quest’ultima fattura non rappresenta al meglio le promesse fatte dall’indomabile ironia di “Believo” e dall’incredibile sagacia compositiva di “High Society”…ma c’è comunque da tener presente l’inizio di una nuova era, dati i cambiamenti e le scelte ex-novo, perciò rimango fiduciosa e consiglio l’ascolto come un momento di pura rappresentazione …. “Mikazuki”, ad esempio, è un brano che contiene in sé elementi interessanti e di certo non fatui: dalla musica tradizionale giapponese ad influenze elettropop ad un suadente esotismo dell’arrangiamento vocale…sarcastico ed aggraziato dunque, questo “Hocus Pocus”, anche di sicuro non il migliore.
Autore: Lorenza Ercolino