Davide Riccio è un poliedrico artista di Torino, noto nell’ambiente per essere polistrumentista, compositore, educatore ed apprezzato intervistatore di band e solisti; rubrica che cura da 17 anni con grande competenza sul Web. Stavolta, si mette in prima linea per rilasciare un disco ambizioso, complesso, colmo di citazioni culturali, inafferrabile ai più ma, sicuramente, affascinante da ogni punto di punta. In primis, perché è nelle corde di pochi edotti sfornare piccoli capolavori di tale portata e poi, una certa visionarietà va senz’altro attribuita a Riccio, all’atto di approcciarsi al maestoso “New Roaring Twenties/Human Decision Required”: doppio disco, imperlinato da 33 brani. Numero che incarna suggestivi richiami: 33 sono i giri dei dischi in vinile, 33 gli anni del Supremo oppure i due tre possono rappresentare un doppio numero perfetto. Quello che forgia il Nostro, non è semplicemente new-wave ma, semmai, direi un caleidoscopio di future-wave, per vari aspetti ante-litteram.
Ebbene, nonostante ci sia tanta carne al fuoco, alla fine non ci si gonfia come un pasto luculliano, in quanto non si avverte la pesantezza di una digestione lenta ma, piuttosto, assorbiamo un’assimilazione ammaliante di una sperimentazione crescente, adulta, che rasenta i confini d’oltralpe, che scrutano i confini tra la genialità di Brian Eno, David Sylvian e l’eclettismo di Woodkid , con la differenza che Dear affonda la testualità in abissi superiori. Il timore è che l’empatia uditiva sia ardua da “sentire” a pelle ma, tutto sommato, quello che basta è stabilire un minimo feeling percettivo per condividere l’imo d’anima più inebriante e poi si vedrà. Tante le virate stilistiche in essere: passare dal tappeto lisergico di “Ginnungagap” al gelo orrorifico della titletrack, all’ ottenebrazione barocca di “Rosa of vatnsendi” o alla wave più abbordabile di “The rape of Europa” è delizia per i timpani. Invece, nella nostalgica e dolente “Missing”, la vocalità ci porta nelle corde di Bid (Monochrome Set), mentre nella vibratile sperimentazione di “Yes Trespassing” si sprofonda dritti nell’Ade più tetra. La splendida strumentale “Pluto and Charon” ci fa sognare sulla scia PinkFloydiana di “Us and Them”. E’ solo una mnciata di esempi, ma è fin troppo lapalissiano che la progettualità di Davide preveda larga offerta stilistica, per abbattere barriere fin troppo convenzionali del pentagramma e, sarebbe disonesto per lui, plasmare qualcosa che non sia proiettato nell’avanguardia più stilosa ed entusiasmante. Senza questi elementi sarebbe una chimera per tutti sfoderare un gioiello di siffatto istrionismo, con l’humus di una pianta progettuale che cresce a vista d’occhio. Cosi è oggi come lo sarà domani.
autore: Max Casali