I tedeschi Frames sono un quartetto strumentale di Hannover formatosi nel 2007, all’esordio discografico vero e proprio dopo un Ep dell’anno scorso, che incide, con Mosaik, un album piuttosto interessante, presentato forse un po’ precipitosamente dall’etichetta Spv come una novità assoluta, eppure senz’altro piuttosto lontano dai trend musicali correnti.
I Frames infatti riconvertono il post rock strumentale in una nuova via psichedelica ed ambient, con una veste più aperta e libera, dal suono pulito e ben prodotto che s’avvale pesantemente del pianoforte, e credo che Mosaik potrà piacere a chi segue con passione i lavori di Portishead, Giardini di Mirò, Sigur Ròs o Jarboe.
La formazione vede Jonas Meyer alla chitarra e Manuel Schönfeld alle tastiere, Kiryll Kulakowski alla batteria e ‘Moses’ Hoffmann al basso; soprattutto in ‘Isp’ i Frames impressionano per l’epicità delle loro composizioni, mentre altrove riescono a variare profondamente i toni dei loro brani, tratteggiando paesaggi anche cupi, soffusi o minimali, in maniera piuttosto riuscita: è il caso di ‘Driving Head’, veramente da colonna sonora cinematografica. L’immagine psichedelica e califroniana sulla copertina dell’album, si rispecchia nella musica della band, malgrado il gruppo ci tenga a non trascurare i propri eleganti suoni pianistici e notturni, come in ‘Intermission’, e in ‘Horizon’, che svelano l’altra natura dei Frames, più profondamente europea e romantica.
Autore: Fausto Turi