A distanza di tre anni dalla pubblicazione di “Reels”, per i The Crowsroads (nell’identità dei fratelli bresciani Matteo e Andrea Corvaglia) è finalmente maturato il momento di gettare le 11 stampelle delle cover che caratterizzarono il debutto (e tre loro brani), per camminare interamente con proprie gambe, con i dodici passi di brani propri di “On the ropes” album che giunge a chiudere un cerchio di grandi impegni, incroci d’anime, sudori da palco, sessions in studio a non finire, per trovare la giusta quadra realizzativa. Grazie anche ai pregiati apporti dei producers Antonio Giovanni Lancini e Paolo Salvarani e di Lorenzo Cazzaniga al suono (già con Negramaro, Baglioni e altri), han consentito ai Crowsroads di ingigantire la proposta in primis con fior di musicisti (tra i quali: Phil Mer – batteria, Michele Bonivento – tastiere ) e poi con guest-stars di primissimo ordine, a breve indicati. E, come “volpi” consumate, dan modo di introdurre l’album con “The foxes”, plasmato con lodevole enfasi esecutiva, tra intense rullate ed incalzante armonica, mentre “Seaweed” apre i cancelli ai prestigiosi duetti inclusi nell’opera: si comincia con la mitica Sarah Jane Morris, condividendo un viscerale blues dal forte mood black e condito con pertinenti dettagli stilistici. La titletrack gode di piglio vivace e misurata frenesia, dettando ritmiche di gran gusto. L’intensa ballad “Monologue”, col polistrumentista e cantautore portoghese Frankie Chavez, mentre con la successiva “The gardener’s daughter”, il duo si allea col music-producer a stelle e strisce Jono Mason con una traccia pop-country dal sapore sopraffino, esaltando il tracciato con fruttuosa efficacia. Quando si snoda “Razor wire” si nasa sùbito che rappresenti , forse, il pezzo che distingue maggiormente la cifra stilistica del duo, non solo per l’impeccabile tecnica ma anche per l’alternanza e/o l’unisono corale, ostentato con evidente scioltezza. “I saw you” fluisce con naturale snellezza, in un accattivante lavorìo d’armonica che garantisce un bel tiro. Invece, “Every time that you walk out the door”, generata in italiano nel 1975 dai fratelli La Bionda (quando ancora estranei al successo ) col titolo “Ogni volta che tu te ne vai”, è qui riproposta con tessuto volto a lasciar scorrere un fine romanticismo, mentre “Marbles” riaccende la ritmica con carattere spigliato e vivace, allontanando, definitivamente, sospetti di monotonia con un groove che sa imporsi con decisa spontaneità. A chiudere l’elegante oretta d’ascolto, ci attende il ruscello acustico di “Ground-floor heaven, che i due fratellini si cuciono su misura, ad esclusiva dei loro strumenti di pertinenza (chitarra ed armonica). Cotante presenze e dettagli di caratura, promuove “On the ropes” a pieni voti ed è pronto a mandare al tappeto parecchia concorrenza senza alcuna premeditazione, ma con lodevole istintività progettuale. “Alle corde” non finiranno certo i The Crowsroads ma tutti coloro che li ascolteranno con pregiudizi affrettati: a quel punto ci piacerebbe vedere le loro facce, sorprese nel constatare come la ricchezza dei contenuti possa ribaltare (l’eventuale) scetticismo iniziale in immediata preferenza d’ascolto…
autore: Max Casali