“Gerardo Nuvola ‘e Povere” di Enzo Avitabile e Francesco Guccini è il brano vincitore dell’11esima edizione del Premio Amnesty Italia.
Ideato nel 2003, da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà, il concorso intende dare un riconoscimento alla migliore canzone sui diritti umani, pubblicata nel corso dell’anno precedente.
La premiazione avrà luogo sul palco di Rosolina Mare (Rovigo) domenica 21 Luglio, nel corso della serata finale della XVI edizione di Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty, festival che inizierà il 19 Luglio.
Nelle scorse edizioni il premio era stato assegnato a “Il mio nemico” di Daniele Silvestri, “Pane e Coraggio” di Ivano Fossati, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “Rwanda” di Paola Turci, “Occhiali Rotti” di Samuele Bersani, “Canenero” dei Subsonica, “Lettere di Soldati” di Vinicio Capossela, “Mio Zio” di Carmen Consoli, “Genova Brucia” di Simone Cristicchi e “Non è un Film” di Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG. “Ho voluto raccontare la storia di Gerardo, un ragazzo di Maddaloni, che lascia la sua terra, la sua casa, la sua famiglia per trovare, inaspettatamente e prematuramente, la sua fine sul lavoro. Morti bianche? Sì, anche, ma è la storia di tutti i fuori di vista, di ogni punto a svantaggio del mondo, che pur credendo nei sogni e nelle probabilità, devono fare i conti con i soprusi, le ingiustizie e le discriminazioni, di cui, ogni giorno, la storia del mondo ne è testimone da sempre.
“Un requiem a tutti i ‘nessuno’ che in questo loro passaggio da uomo non hanno nome e volto: nuvole di polvere” – ha dichiarato Enzo Avitabile. “La storia l’ha ideata e proposta Enzo: è quella di un uomo del Sud costretto a lasciare la propria casa per un lavoro al Nord, in un mondo estraneo e lontano dalla propria terra. Io mi sono immedesimato in un conoscente del protagonista: il mio personaggio sapeva per certo che Gerardo era una brava persona e un valido lavoratore. Ho riflettuto su quali potessero essere i pensieri di colui che assiste alle difficoltà e al destino davvero duro di un altro uomo e, sentendo le sue traversie così vicine, ho scelto di interpretarli in modenese, la mia lingua” – ha aggiunto Francesco Guccini.
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