Chiariamo da subito che con “Rampen: apm (alien pop music)” (Potomak) siamo distanti nel tempo e nello spazio (ma c’è, comunque, ancora tempo e spazio) sia da quel mostro delirante di avanguardia e sperimentazione che fu (e che è) “Zeichnungen des Patienten O. T.” del 1983 (per lo scrivente il loro miglior disco), che dal successivo, altrettanto epocale, “Halber Mensch” del 1985, disco questo che aveva avuto tanto il pregio, quanto commesso l’onta, di mettere a suo modo ordine e definire (per quanto possibile) una forma canzone alle composizioni degli Einstürzende Neubauten.
Certo è che nell’arco di due anni Blixa Bargeld, N.U. Unruh, F.M. Einheit, Mark Chung e Alexander Hacke, avevano portato la musica tedesca, sebbene con un diverso linguaggio, ai massimi livelli espressivi come non succedeva dai tempi di Klaus Schulze, Manuel Göttsching, Michael Rother, Klaus Dinger, Werner “Zappi” Diermaier, Jean-Hervé Péron, Holger Czukay, Michael Karol, Conrad Schnitzler, Edgar Froese, Ralf Hütter, Florian Schneider …; fulgida luce oscura che era stata già presagita dal seminale “Kollaps” del 1981 (a firma però dei soli Blixa Bargeld, N.U. Unruh e F.M. Einheit).
Gli Einstürzende Neubauten avevano anche (ri)codificato il termine “industriale” rispetto a quanto in Inghilterra era stato fatto anni prima dai Throbbing Gristle di “Second Annual Report” (1977), e con loro a seguire dai Cabaret Voltaire di “Mix-up” (1979), dai Clock DVA di “White Souls In Black Suits” del 1980 … e poi riletto negli anni ottanta, in modo altrettanto sublime, solo da James George Thirlwell con “Nail” del 1985.
E così, mantenendo sempre una qualità alta, capace tanto di eccelse lugubri visioni da teatro mitteleuropeo, come lo splendido “Fünf Auf Der Nach Oben Offenen Richterskala” del 1987 (particolarmente amato dallo scrivente), di funzionali “compromessi”, come il celebrato “Haus Der Lüge” del 1989, quanto di piccole gemme “radiofoniche”, per tutte penso a “Sabrina” e al relativo stupendo video (dal bel “Silence Is Sexy” del 2000), o di composizioni più complesse e dal valore storico, come l’ottimo “Lament” del 2014 (un’opera musicale ispirata allo scoppio della Prima Guerra Mondiale pensata per essere rappresentata dal vivo), gli Einstürzende Neubauten, a quattro anni dall’ultimo lavoro discografico in studio, “Alles In Allem”, in formazione composta da Blixa Bargeld, N.U. Unruh, Alexander Hacke, Jochen Arbeit, Rudolf Moser e Felix Gebhard, hanno dato alle stampe “Rampen: apm (alien pop music)”.
“Alles schon geschrieben/Alles schon gesagt …” e l’arpeggio di chitarra e la cavalcante pulsazione ritmica della bella “Wie Lange Noch?”, e con esse il recitato di Blixa, aprono ottimamente il Side A, prima che il tutto areni e si sospenda per poi riprendere in crescendo.
Nella riuscita “Ist Ist” rigurgiti concreti affiorano tra ordine e caos prima che “Pestalozzi” evochi collaudate declamazioni.
“Es Könnte Sein” è soliloquio che vira verso ossessivi maelstrom e “Es koennte sein das das was grad noch sicher schien es nicht mehr ist/Es koennte sein das das was fest war sich verfluessigt/Es koennte sein das es aus dem blickfeld sich verfluechtigt …”.
Su un minimale e onirico fondo, “Before I Go” “put a cryptic message on the door” ed è preludio per gli “erranti sogni” dell’esatta “Isso Isso”, ritmica di un rock tanto scarno quanto viscerale e robotico in cui l’idioma tedesco esalta e si dimostra lingua perfetta allo scopo.
La ritmica robotica da funky meccanico e cibernetico si esalta in “Besser Isses” per poi dissolversi nei suoni, nei rumori e nei vuoti (“The void/The nothingness in the centre/Die sich sofort auf mein Zentrum überträgt/Ich merke, wie diese Leere, die gar keine Leere …”) di “Everything Will Be Fine”, vuoti che, con un riff/tema tanto semplice quanto definitivo, d’improvviso si riempiono di estatico e che nell’ispiratissima voce di Blixa da teatro d’avanguardia diventano teatro dell’assurdo …
Cambiato vinile, in “The Pit Of Language” il basso fa da padrone e impone il suo “groove” su cui si dirada una nebbia tossica tra cui trapela gradita “citazione”.
“Planet Umbra”, malgrado i suoi 8:44 minuti, dimostra essere il brano meno convincente e più “banale”, anche quando sale di intensità con le irrisolte elettrificazioni rappresentando il primo vero colpo a salve di “Rampen: apm (alien pop music)”.
“Tar & Feathers”, nel riprendere concettualmente “The Pit Of Language”, tra cori e stratificazioni, affonda nel linguaggio, nel detto e nel sussurrato …
Se con “Aus Den Zeiten” torna l’ancestrale rito percussivo e pagano che esplode in tribalismo, “Ick Wees Nich (Noch Nich)” è baccanale “industrial” vecchia scuola …
“Trilobiten” è cadenzata e delicata ballata dal “surreale” testo.
Chiude il disco la narrazione di “Gesundbrunnen” che lascia un claustrofobico senso di sospensione …
Terminato ascolto, “Rampen: apm (alien pop music)”, come il titolo suggerisce, si può considerare un riuscito disco di “alien pop music”, sicuramente lontano dai fasti del passato ma ricco di qualità e contenuto, con momenti di pregio e pochissimi momenti deboli, e che in versione singolo LP (e non doppio), con una più oculata selezione dei brani, avrebbe suonato in modo inappuntabile.
Appuntamento dal vivo con il gruppo è per il prossimo autunno quando suoneranno in Italia per tre tappe: 01 ottobre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, 02 ottobre Teatro Dal Verme di Milano e infine il 03 ottobre al teatro Comunale di Ferrara.
https://neubauten.org/