L’attacco di “Farewell my hell” subito fa capire su che tono si giocherà la partita. Possiamo tranquillamente dire che i Millencolin continuano per la loro strada, evolvendosi, ovviamente, ma non rinnegando nulla. È punk rock, punto. Welcome to “Kingwood”, allora, l’ultimo lavoro del trio svedese, la città creata da Mathias Farm, Nikolas Sarcevic e Erik Ohlsson, il trio di Orebro che partito per cazzeggiare, si è man mano imposto all’attenzione del pubblico e della critica. Kingwood, diciamoci la verità, fila via che è un piacere. Anzi a volte è troppo un piacere. A tratti, infatti, sembrano strizzare l’occhio al commerciale. Un esempio è il primo singolo estratto dall’album, “Ray”. Molto orecchiabile, senza dubbio – è un singolo d’altra parte -, ma fila meglio la già citata “Farewell my hell”, con l’attacco chitarra-batteria che non lascia scampo. Meglio ancora la velocità di “Biftek Supernova”, ma anche “Simple twist of Hate” non scherza, e sembra assistere a un inseguimento chitarra batteria basso. Il problema è che non si capisce chi vinca. E ancora “Stateman”, “Cash or Clash”, “Moosemen’s Jukebox”. Non è difficile capire il perché dei ringraziamenti a NOFX e Bad Religion. Trentaquattro minuti in tutto, chiudete gli occhi e alzate il volume.
Autore: Francesco Raiola