“The all is one” chiude la trilogia della band norvegese iniziata con “The tower” nel 2017 e proseguita con “The crucible” nel 2019. Le coordinate, in questo doppio album, sono ancora una volta il progressive psichedelico nel quale si respira un’aria molto nostalgica. Una sensazione a cui i Motorpsycho ci hanno abituato da almeno dieci anni, da quando hanno intrapreso questo percorso di omaggio alle varie sfumature del rock psichedelico che in passato era in tinta metal mentre con questi ultimi tre lavori si traveste di progressive. Inevitabili quindi sono i richiami al prog degli anni ‘70 come i migliori Genesis, Yes o Pink Floyd; non manca la tradizione californiana dei Grateful Dead. Come negli ultimi due album anche “The all is one” scorre in brani ora lunghi e ora più corti, tra momenti morbidi (“Delusion”), cambi di registri stilistico (“Dreams of fancy”) e lunghe cavalcate come i cinque episodi che compongono “N.O.X.”. In questo ‘capitolo’ i paragrafi più interessanti sono gli arrovellamenti di archi dello psicho-pop di “Circles around the sun pt.1”, le evoluzioni e le variazioni di “Ouroboros”, l’electro-space-psych di “Night of Pan” e i vortici veloci di “Circles around the sun pt.2”. I Motorpsycho continuano nel loro percorso evolutivo che comprende inevitabilmente riferimenti e citazioni del passato ma la loro musica è un continuo divenire perché è frutto di una costante ricerca del suono e per questo motivo restano musicisti affascinanti ed intrigano sempre.
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autore: Vittorio Lannutti