Ci sono band per cui lo stile è tutto. Come i Sick Rose, leggenda del garage italiano degli anni ‘80, che – una volta rientrati in pista nel 2006 – non hanno più smesso di tenere concerti, pubblicare dischi e farsi conoscere da una nuova generazione di fan. Da poco hanno pubblicato un nuovo album per Area Pirata. Si intitola “No Need For Speed” ed è già diventato un piccolo classico del power-pop…
Nel titolo del vostro nuovo album è racchiusa una dichiarazione d’intenti. Infatti ci sono voluti cinque anni ai Sick Rose per pubblicare un nuovo disco. Ma immagino che non si riferisca solo a questo…
Luca Re: No, infatti diciamo che dopo quasi trent’anni di carriera non vogliamo più dimostrare niente a nessuno se non a noi stessi. Facciamo dischi perché la cosa continua a divertirci, ci prendiamo tutto il tempo necessario per realizzarli e proponiamo esclusivamente la musica che ci piace al di là di ogni trend o moda del momento.
“No Need For Speed” completa la metamorfosi sonora già avviata col precedente “Blastin’ Out”: dal garage e dal rock’n’roll alla Real Kids/Flamin’ Groovies verso il power pop. Cosa sta alla base di questo cambio di stile?
A nostro avviso non si tratta di un completo cambio di rotta, in fondo già vent’anni fa su dischi come “Shaking Street” e “Floating” erano abbastanza evidenti certe influenze power pop. Questo è il genere con cui siamo cresciuti da ragazzini, i miei primi acquisti a 16 anni sono stati proprio Cheap Trick e Knack. Le nostre capacità e le nostre attitudini compositive sono cresciute poi col tempo e con “No Need For Speed” siamo riusciti, forse per la prima volta in assoluto, a mettere su disco quello che avevamo in mente.
Anche nel nuovo disco si avverte lo zampino di Dom Mariani. Al di là del rapporto di amicizia che vi lega, perché avete scelto proprio lui come produttore e qual è stato il suo apporto alla riuscita dell’album?
L’apporto produttivo di Dom è stato fondamentale, il disco infatti è stato mixato e masterizzato in Australia. Non me ne vogliano i tecnici italiani, ma la differenza si sente. Paradossalmente, però, su questo disco il suo intervento “suonato” e in fase di arrangiamento è stato minore rispetto a “Blastin’ Out”. Forse siamo stati noi ad aver metabolizzato Dom nel nostro approccio compositivo. Determinante invece è stato il suo apporto in sala per ciò che riguarda ricerca dei suoni, posizionamento dei microfoni e via dicendo. Non dobbiamo dimenticarci che Dom ha lavorato in passato con Mitch Easter. Lo consideriamo un produttore di altissimo livello e il rapporto di amicizia facilita ulteriormente il lavoro con lui.
Su questo disco mi è parsa molto azzeccata anche la scelta delle cover. Brani piuttosto oscuri come “Magic Teacher” degli svedesi Dixies e “Drop By And Stay” dei Piper di Billy Squier. Come mai la scelta è ricaduta su quelle due canzoni?
Oscurissimi direi, mi piacerebbe davvero sapere se qualcuno là fuori ha mai ascoltato i Dixies! Sono davvero una band svedese? In che periodo sono stati attivi? Come mai i Sick Rose riprendono un loro pezzo su ogni nuovo disco? Sono davvero mai esistiti? I Piper invece sono stati abbastanza famosi negli Usa alla metà degli anni ’70 e hanno scritto alcuni classici del genere. Con la cover di “Drop By And Stay” abbiamo voluto omaggiare loro e tutto quel sottobosco di band che già facevano power pop prima della grande esplosione commerciale dei Knack.
Il riuscito video di “Before You Go”, realizzato con la partecipazione di fan e amici, sta circolando molto in rete e garantisce un’ulteriore visibilità a “No Need For Speed”. Che rapporto hanno i Sick Rose con Internet?
Sicuramente Internet ci permette oggi di essere in contatto in tempo reale con un sacco di persone in tutto il mondo. E questo è un vantaggio nell’organizzazione dei concerti e nelle attività di promozione. Il video è stato girato dal regista Davide Carrari che ha sviluppato alcune idee di Giorgio Cappellaro e Valter Bruno. Abbiamo chiamato un po’ di amici è girato il tutto allo Spazio 211 di Torino. Credo che traspaia l’allegria della serata: ci siamo divertiti tutti un sacco a girarlo!
Autore: Roberto Calabrò
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