Spigolosi, devianti, nervosi, elettrici. E anche maliziosamente sexy. Oggi ci vado piano di logorrea e vengo subito al dunque: i Beep Beep sono ganzi e consapevoli di esserlo. Con un po’ di fortuna – e con le “divinità promozionali” a loro favorevoli – possono anche essere sulla bocca di tutti di qui al prossimo giro di hit sui network che contano. Nel frattempo ce li teniamo e coccoliamo tutti per noi. Non aprioristicamente però.
Snoccioliamo un po’ di dati. Lezione n. 1: il midwest non finisce a Chicago, ma si spinge fino al remoto Nebraska. Siamo su Saddle Creek, innanzitutto: dai Bright Eyes (in arrivo ben due album a Gennaio) fino agli ultimi arrivati Faint ne abbiamo avuto di bel sentire ultimamente.
La lezione n. 2 invece è quella che gli stessi Beep Beep hanno fatto propria: scegli, ascolta, seleziona, porta a casa. Ed è stata una buona scelta – coadiuvata anche dal fatto di essersi tenuti modici con gli appena 28 minuti di “Business Casual”: il twist dei Brainiac che furono, l’agitazione dei P.I.L. (e più di recente dei Gogogo Airheart), le convulsioni dei Paper Chase, la new-wave intelligente e irruente dei Black Eyes.
L’originalità, come si può vedere, non rientra tanto tra le doti del quartetto midwetsern. Ma è il caso di portare pazienza, sia perché “Business Casual” è opera prima, sia perché, e potete giurarci, messo nel lettore “funziona”, e non lo toglierete da lì tanto facilmente. E poi non sono tanto sicuro che Rapture e soci durino tanto a lungo nel mondo così effimero della new-new-wave. I ricambi, fossero anche meri epigoni, sono già qui. Altrimenti come campa un genere?
Autore: Bob Villani