Vengono chiamate “singer-songwriter”, pensando di liquidare in quattro e quattr’otto la questione. Tutte si somigliano, non si differenziano, seriali, belle, pure e impalpabili, ma l’accento chiaro e semplice di Marketa Irglowa – la parte donna del duo irlandese degli Swell Season – è oltre le statistiche “appianatrici” di molta critica disfattista, il suo canto solitario e mid- Gaelico è un brividino di tutto rispetto, un sommesso crescendo che fa chiudere gli occhi e volare lontano, lontanissimo.
Muna – secondo lavoro discografico – è il frutto di un semestre passato dall’artista in Islanda, prodotto da Sturlo Mio Thorisson, il disco è un albeggiare senza fine, archi, cori, ballate nebbiose, grazie indefinibili dove anche le voci dell’iraniana Aida Shasghasemi e Zuzi Irglova – sorella della cantautrice – intervengono a far lievitare ancor più in su questo disco, questo cirro leggiadro che guadagna ad ogni brano un bel quadrato di cielo libero.
Undici pezzi in scaletta dove nulla esplode, un folk dreaming piuttosto lineare, preludio ideale a Time immemorial, che dalla fragile trama si apre splendido contrappunto ad una voce di immateriale grazia; con la ondulante Fortune teller, l’aria azzurrina di Mary e il pianoforte amarognolo che scalda Season change si toccano i picchi altisonanti del disco, ma tutto lascia spazio a un lento e inesorabile espandere che emoziona e magnetizza l’ascolto specialmente quando approda il flusso errabondo di Gabriel, il diamantino incastonato quasi a fine ascolto che tra echi e risacche ti rapisce in un amen.
Marketa Irglova è una di quelle poetesse del silenzio che ha dalla sua una forte caratteristica, praticamente quella essere ancora un’anima incontaminata, addirittura “bio” in un mondo di sentimenti in Pvc, e non è una cosa da poco!
http://2014.marketairglova.com/
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autore: Max Sannella