Superati i vent’anni di attività Dan Auerbach e Patrick Carney pubblicano un disco di piacevole blues-soul con tanto di incursioni nel rock sudista. Al disco, registrato nello studio di registrazione Easy Eye Sound di Nashville dello stesso Auerbach, hanno collaborato diversi personaggio del rock Usa, tra i quali Greg Cartwright (Oblivians e Reigning Sound) e Billy F. Gibbons (ZZ Top), grazie al quale “Good Love” ha acquistato maggiore sostanza e densità blues. Il disco non raggiunge i fasti di “El Camino” e “Brothers” ma si ascolta bene e scivola con disinvoltura. La formula del duo di Akron è ormai quella consolidata del richiamo al miglior rock-blues-soul degli anni ‘70 rielaborato e centrifugato, allo stesso modo con cui Quentin Tarantino ripropone nei sui film generi del passato ridando loro nuova linfa, per cui hanno il pieno consenso di pubblico e critica. Allo stesso modo Auerbach e Carney non hanno intenzione di scrivere qualcosa di particolarmente innovativo, ma di divertirsi e divertire con il puro e semplice rock e anche questa volta hanno fatto centro. Il brano iniziale “Whild Child” ha quell’evocatività che ha la pretesa di sostituire tra i fan del duo “Lonely Boy”, ma seppur molto catchy, non ci riesce, per cui il disco il continua con brani più che dignitosi, che sia il blues in stile di John Lee Hooker, ma in velocità, di “For The Love Of Money” o il blues del Mississippi di “Didn’t I Love You”. Tra l’hard-blues, con tanto di cambi di registro stilistico di “Baby I’m coming Home” e il pop-rock evocativo di “It Ain’t Over”, c’è spazio anche per la ballata di “How Long”. Nel complesso un disco senza infamia e con qualche lode.
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autore: Vittorio Lannutti