Dieci anni non sono passati invano. I BDP hanno scavato nella roccia del rock indipendente italiano con costanza e sapienza, giungendo a diventare uno dei gruppi più autorevoli dell’ambiente. “Necroide”, sesto disco sulla lunga distanza, in dieci anni è per il duo un ritorno alle origini, a quelle origini delle prime passioni-passionali di quando Succi e Dorella erano adolescenti.
Se in “Quintale” avevano iniziato a manifestare le tendenze black metal, emancipandosi dal blues degli altri lavori, in “Necroide” queste prendono forma definitiva. Tuttavia, il duo ha trovato un ulteriore elemento per essere al centro dell’attenzione, vale a dire quella di esprimersi con un cantautorato black … metal: ho difficoltà a trovare altri artisti che si siano espressi con queste modalità. Già perché accanto agli stilemi di scrittura i BDP usano riferimenti letterari di altissimo livello.
La loro dichiarazione d’intenti, posta in apertura col brano “Black metal il mio folk”, ha una doppia valenza: riconoscere che il genere black metal è diventato a tutti gli effetti una musica popolare scandinava, come il folk tradizionale; in fondo come il punk e tutti gli altri generi del rock, almeno per la generazione dei quaranta/cinquantenni cresciuti con il rock; una grande ode al rock accostabile a “Hey hey, my my” di Neil Young.
Il duo poi si diletta anche ad accoppiare stili e personaggi apparentemente inconciliabili, come “Slayer & The family Stone”, quindi il metal e il funky, un metal schematico e quadrato, che anticipa l’abrasivo e serrato “Fascite necroide”, brano dedicato a Jeff Hanneman, il chitarrista degli Slayer morto per un morbo contratto inseguito ad un morso di un insetto tropicale.
Il blues è presente anche in questo disco ma si tratta di una rielaborazione del blues maliano (“Tarli Mai”), mentre “Voodooviking” è una cavalcata metal con un testo ispirato al poema haitiano “Yelida” di Tomàs Hernandez Franco, ritrovato in una “Antologia di Poeti Negri” edita in Italia nel 1954. Straniante risulta l’electro-psichedelic-rock di “Apocalinsect” e con “Virus del male” i BDP omaggiano il grunge.
Al black metal poi è riservata “Feccia rozza”, ma “Sepolta viva” è comunque inquietante, infine con “Danza macabra” il duo in meno di un minuto e mezzo ci travolge ancora con un metal-punk serrato e affascinante.
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autore: Vittorio Lannutti