Dotato di una voce particolare ed ammaliante, Gigante – già nel trio brindisino Moustache Prawn – esordisce da solista con un disco indie pop che riesce a distinguersi nell’affollato panorama del genere grazie ad un racconto agrodolce sottilmente nostalgico arricchito da immagini apocalittiche presentate con surreale quiete: una sorta di epica da cameretta dagli impetuosi crescendo e squarci realistici – ‘Guerra‘, e ‘Frank‘ ad esempio… – su composizioni semiacustiche dai suoni pop smaltati con il caratteristico contrasto ukulele/synth, piacevoli armonie vocali su ritmi piuttosto docili ed un incedere spesso marziale, con ritornelli melò.
Himalaya è un disco estremamente compatto ed omogeneo nella forma, in cui gli episodi convincono, coinvolgono, malgrado nel complesso il disco avrebbe magari beneficiato di qualche trovata che mescolasse un po’ le carte sul tavolo come ad ogni modo fa qua e là la tromba, ed i due brani strumentali; ciò non toglie che bisogna assolutamente ampliare la gamma delle soluzioni compositive, in futuro. Gigante possiede una scrittura moderna, una poetica concettuale che impressiona ad esempio in ‘Universo‘, che narra di colossali eventi siderali con tono compassato, dimesso, creando un effetto surreale che rimanda al Banco del Mutuo Soccorso, del quale Gigante, un po’ a sorpresa, ha proposto una brillante cover di ‘Moby Dick‘ quando ci è capitato di vederlo dal vivo.
Gigante è un progetto che in questi mesi tra l’altro ha catalizzato i giudizi, tra detrattori che lo considerano un derivativo sottoprodotto del nuovo indie italiano massimalista a caccia di passaggi radiofonici se non televisivi, e numerosi appassionati che ne stanno ad ogni modo determinando la fortuna.
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autore: Fausto Turi