Nel 2014 Arooj Aftab dà alle stampe il bel “Bird Under Water“, lavoro in cui riesce, con estrema eleganza, a coniugare musica etnica (lei nata in Arabia Saudita da genitori Pakistani) con atmosfere occidentali…, raggiungendo un raro equilibrio (come testimonia la splendida “Baghon Main Pade Jhoole” e ancora “Lullaby”, “Na Ja Balam”…).
Con “Siren Islands” (del 2018) Arooj Aftab cambia “registro” ed esplora distese sonore ambient (con evidenti elementi di “elettronica”) nelle riuscite prime due parti di “Island”, riservandosi per la terza lunga e altrettanto riuscita “sessione” (in cui emergono suoni retrò dall’impronta “analogica”) maggior (apparente) “movimento”; ottima nella commistione tra canto ed elettronica (sempre marcatamente “analogica”) anche la conclusiva “Ovid’s Metamorphoses”. Anche se “Siren Islands” suona come un disco del passato, è un passato che è piacevole rivivere.
Il 2021 è l’anno della consacrazione con “Vulture Prince” che riprende quanto già ben tracciato da “Bird Under Water”, affinadolo con un’estetica ancor più “ecumenica”, come da subito evidenziato da “Baghon Main” (con Darian Donovan Thomas al violino e Maeve Gilchrist all’arpa) e confermato da “Diya Hai” (con Badi Assad alla chitarra), dalla bella “Inayaat” (in cui spicca l’arpa di Maeve Gilchrist), ma soprattutto dagli umori, prima black e poi reggae/dub, della splendida “Last Night” su cui si apre, nel “tempo”, un canto “orientaleggiante”, nonché da “Saans Lo” in cui la chitarra di Kenji Herbert e il Synth di Shahzad Ismaily sognano landescapes senza luogo … A “Mohabbat” è affidata la tradizione con “echi” di lontana psichedelia. La versione deluxe contiene due ulteriori brani: “Suroor”, dove torna l’arpa di Maeve Gilchrist, e la più “classica” “Udhero Na” con Anoushka Shankar al sitar.
Trascurando collaborazioni varie, tra cui quella con Nikita Danshin per la colonna sonora del videogioco “Tails Noir”, è del 2023 quella invece di rilievo per “Love in Exile“, lavoro firmato con Vijay Iyer (al pianoforte, Fender Rhodes e all’elettronica) e Shahzad Ismaily (al basso e al Moog), disco che accentua ancora di più la sovrapposizione tra diverse matrici musicali che si aprono anche ad una maggiore sperimentazione come dimostra “To Remain/To Return”, sospesa tra ambient e noise, la bella “Shadow Forces”, i “rumori” e i suoni della “mimimale” “Eyes Of The Endless”, i “droni” di “Sharabi”. “Love in Exile”, se da un lato risulti interessante, dall’altro convince meno di “Vulture Prince” essendo non sempre organico nell’utilizzo della voce in ragione anche di parti strumentali lunghe anche più del dovuto.
Il processo evolutivo intrapreso con “Bird Under Water” e affinato con “Vulture Prince”, compie un ulteriore passo in avanti con “Night Reign” (Verve) che perfeziona una formula già vincente per un disco che colpisce e che diventa a tratti perfetto come nel brano di apertura “Aey Nehin” (poiché abbiamo ascoltato il vinile, seguiremo il suo ordine di tracce).
Calda, notturna e intensa è “Na Gul” con le sue screziature che tra i solchi sussurrano ora jazz, ora reminiscenze celtiche (Maeve Gilchrist è all’arpa) e che accompagna fino all’alba dell’apertura finale.
Bella e riuscita è la particolare versione di “Autumn Leaves” (con la parecipazione di James Francies al Rhodes piano).
Se “Whiskey” è esatto singolo, “Zameen” (con Marc Anthony Thompson) è diretta nella sua immediata semplicità.
“Raat Ki Rani” (in cui si eleva ancora l’arpa di Maeve Gilchrist) è un viaggio che dal mediterraneo arriva a lambire le coste oltre le colonne d’Ercole.
Pacata è “Saaqi“, che vede la partecipazione di Vijay Iyer che si distingue al pianoforte.
Di pregio è l’ipnotica, trascinate e inquieta(nte) “Bolo Na“, sin dall’iniziale “giro basso”, e che ha la voce narrante di Moor Mother: ‘A re-interpretation of an old love song, the pleasantly haunting “Bolo Na” grapples with that oldest emotion. “Tel me if your love is real?” With the night come old feelings of the heart and the ambiguity of reciprocity. “Bolo Na” shows up in new form and speaks to the condition of systematic racism, gaslighting, inequality, capitalism, and the eradication of innocent people for personal gain.’, si legge nelle note di copertina.
Chiude “Last Night Reprise” (con Cautious Clay, Kaki King, Maeve Gilchrist ed Elvis Costello), che riprende solo in parte la “Last Night” di “Vulture Prince” per (af)fascinare e intrappolare l’ascolto tra le corde dell’arpa e il soffio del flauto …
“Some songs can only be heard at night“, ed ancora “This album permits us to give into the night because, in the night, we come into form, into the messiness of our whole beings” si legge sempre nelle note di copertina, per un disco che è molto più di una “semplice” voce nel regno della notte …
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