La reunion dei Pavement, in pieno svolgimento in questo periodo con tanti acclamati concerti nei festival europei, è stata preceduta dalla ristampa del loro ultimo album, oggi ribattezzato in questa versione estesa Terror Twilight: Farewell Horizontal.
Le 45 tracce che raccolgono l’album originale rimasterizzato e riordinato in linea con la sequenza proposta dal produttore Nigel Godrich, avara di b-side (sono presenti solo quelle dell’ultimo EP, Major Leagues, e l’inedito Be The Hook che, opportunamente riarrangiato, sarebbe finito sull’omonimo disco di Malkmus), insieme a demo casalinghi, nastri di prova, registrazioni live dell’epoca e persino le tracce grezze di una sessione dei Pavement nello studio Echo Canyon dei Sonic Youth, non aggiungono molto a quello che senza ombra di dubbio può essere catalogato alla voce “meno riuscito”, ma che risulterà appetibile per i fan più incalliti visto che, complessivamente, il disco contiene 28 brani inediti.
Infausto sin dal titolo “Terror Twilight” – quella pericolosa finestra tra il tramonto e l’imbrunire in cui solo la metà delle auto ha i fari accesi e gli incidenti stradali sono frequenti – l’album risente pesantemente del clima d’odio che si respirava all’epoca delle registrazioni, che hanno tramandato, oltre ad un pugno di buone canzoni, molti aneddoti sul loro leader Stephen Malkmus che trascorreva i tempi morti nascondendosi sotto il cappotto, rifiutandosi di coinvolgere i suoi compagni di band, oppure sprecava tempo prezioso in studio giocando a Scarabeo.
A quesa vulgata va ad aggiungersi la disputa sull’ordine delle tracce, il rifiuto di Malkmus di includere le canzoni di Scott Kannenberg e la frase iniziale di “Ann Don’t Cry” “, che sebbene tratti della fine di una storia d’amore, è stata letta come rivolta ai compagni della band: “Il danno è stato fatto / non mi sto più divertendo”.
Riascoltato oggi Twilight mantiene la sua coerenza. Le canzoni sono divise in tre categorie: brani hard rock, “brani standard e mosci che possiamo fare nel sonno e che suonano bene”, e canzoni pop, come rivelato in un’intervista a The Quietus.
La tracklist rivisitata si apre con “Platform Blues“, un’ammuffita melodia hard rock, e si conclude con l’incantevole ninna nanna pop “Spit on a Stranger”
Terror Twilight conosce già bene le critiche., che continua a perdere il confronto con i lavori precedenti dei Pavement, è che vanno in parte attribuite alla produzione aerodinamica di Nigel Godrich. Sebbene Farewell Horizontal non sia in grado di placare questa lamentela, il suo ampio elenco di brani contestualizza le 11 canzoni che sono state selezionate inizialmente e fa già comprendere quelle che saranno le linee guida della nascente carriera solista di Malkmus.
In “Folk Jam Moog (SM Demo)” Malkmus asseconda le sue inclinazioni krautrock ed elettroniche – pienamente realizzate in Groove Denied del 2020 – con un tripudio di squassanti giochi di synth che non assomiglia molto alla traccia finale. “The Porpoise and the Hand Grenade“, spumeggiante e non rifinita, anticipa brani solisti come “Phantasies“.
Tra le macerie si trova anche un’infarinatura di canzoni scritte da Kannenberg, il serio contrappeso alla misantropia di Malkmus, e generatore di affidabili pepite pop-rock. Una di queste, “Stub Your Toe“, apparsa per la prima volta sull’EP Major Leagues, è una risposta al verso citato di “Ann Don’t Cry“: “Ora che è finita, cosa farai? / Dopo che tutti i momenti divertenti sono finiti”.
Terror Twilight è tornato d’attualità perché, una parte dei fan ha chiesto – e ottenuto – che l’album, che non ha avuto successo, ricevesse lo stesso trattamento di ristampa riservato ai suoi predecessori a metà degli anni Duemila.
Può darsi che per questa ristampa si tratti di un tentativo di far lievitare le vendite dei biglietti dei concerti, anche se difficile da credere in pieno, Farewell Horizontal soddisferà coloro che vogliono ascoltare sei versioni diverse di “You Are a Light“. Un disco fatto per coloro che capiscono che anche dopo che il danno è stato fatto e gli anni Novanta hanno raggiunto il loro epilogo, i Pavement possono ancora proporre un suono che possa rinverdire quei fasti.
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autore: Eliseno Sposato