In tre fanno già un gran casino. Dove vorranno mai arrivare se chiamano i Gorge Trio accanto a sé? E pensare che un tempo dischi del genere non mi sarei avventurarti neanche a de-cellophanarli. Ma è così: c’è un salto nella percezione da compiere per assimilare utilmente l’essenza della sperimentazione noise d’avanguardia: prima di esso c’è la sordità totale, dopo è questione quasi di fede, o comunque c’è un mondo sconosciuto che si apre a noi, e che, in qualche modo, è già dentro di noi ma nascosto.
Ok, sempre qui a battere su ciò che si muove dentro di noi e che non ha forma, non ha volto, nno è conosciuto. Ma la musica, che cos’è? E’ il refrain che ti inchioda o semplicemente un linguaggio dalle molteplici possibilità espressive? “Semplicemente”: perché A Short Apnea, Gorge Trio, Tasaday (già che ci siamo), pur nell’elaborazione del loro sound, materializzano il primitivo – che non è la cantilena che può scaturire dalla testa di un bambino, ma il suono che ognuno di noi, in uno stato di tabula rasa, in assenza di altra musica, può concepire.
E difatti, “…Just Arrived” è, senza mezzi termini, totale improvvisazione. Chitarre elettriche, batterie, piano rhodes, organi, chitarre “preparate”, nastri (tutto al plurale, notato?). La data è Novembre 2001. Due anni e mezzo perché il frutto di tale estremo happening fosse selezionato, sminuzzato, ricomposto, levigato, missato. E divulgato. Qualcosa da capire? Sì, no, forse. Potremmo trovarci di fronte un guazzabuglio random senza capo né coda. Ma qui entra in gioco l’esperienza, la fantasia, l’inclinazione, la sensibilità del musicista. L’improvvisazione non esclude affatto che il sound, nel suo divenire, possa seguire percorsi coerenti di progressione e stasi, armonia e caos, lucidità e ipnosi, pur in assenza di un filo conduttore che possa accrescere quel frammento di ispirazione già latente (le 8 tracce non hanno nome – 8 “porti”, proprio così denominati, con una data affianco).
Ora io non me la sento di rincorrere il numero di righe dedicate ai cugini Tasaday (che ormai, peraltro, coinvolgono tutti i tre ASA). Non è questione di differenza nell’accuratezza di indagine che si possa effettuare tra qui e “In Attesa, nel Labirinto”. Più passa il tempo, più, paradossalmente, le parole diventano inadeguate a racchiudere l’essenza di queste profondissime esplorazioni negli abissi genetici, nella struttura elementare, quasi “molecolare” del suono. Cosa cacchio vi rimane a voi lettori di queste parole finchè non vi lanciate nell’ascolto?! E se proprio avete bisogno di un “nome” per fare questo passo, qui c’è Xabier Iriondo, Fabio Magistrali, Paolo Cantù. E Gorge Trio. Valide alternative? Aspetto segnalazioni.
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