Generalmente c’è scetticismo riguardo ai lavori solisti dei leader di band con un grande seguito. L’ultima vittima dello scetticismo è stato il lavoro di Julian Casablancas, leader degli Strokes. Nonostante ciò il barlume di fiducia e l’amore per i Sigur Ros han fatto si che mi approcciassi al disco di Jónsi con convinzione. Così “Go”, disco del leader dei Sigur Ros, Jonsi Birgisson, è magicamente finito nel mio lettrore e … play!. Il disco è un eccezione a tutti i lavori da solisti. La mia prolificità quasi perde lucidità di fronte ad un disco del genere; così meraviglioso, melodico, gioioso e qual altro aggettivo si voglia aggiungere. La sua voce non viene forzata ad un cambiamento. Risuona sempre in un lieve e dolce falsetto che è l’onda portante dell’intero album. Il suono armonioso si fonde con le note, perfette, ricercate e lavorate, dettate ritmicamente da ogni singolo strumento che si intreccia in un turbinio di melodie colorate. Definire questo disco come “gioia pura” è forse riduttivo. Questo disco è l’esplorazione e il raggiungimento dell’allegria che la musica può esprimere.
Il primo brano, nonché anche primo singolo estratto “Go Do” non è una voluta congiunzione di due sillabe che formano una parola piuttosto brutta e volgare, bensì una miscela di suoni elettronici e a volte quasi fiabeschi. Finalmente dopo anni di canzoni in islandese, Jonsi si abbandona al ben più comprensibile inglese e i brani oltre che essere poesie musicali diventano poesie vere e proprie. Testi da rileggere e interpretare all’infinito. “Go Do” parla di liberazione, di desideri e sogni. Il pezzo è tutto ciò che l’album lascia trasparire attraverso i toni evocativi e mai ripetitivi dei brani successivi. “Animal Arithmatic” diventa così un inno alla vita e alla celebrazione della stessa attraverso i gesti più comuni che Jonsi, esalta con la sua voce melodiosa e inconfondibile. Persino i toni apparentemente malinconici di “Tornado” in realtà nascondono la positività e l’energia di una vita che esplode di volontà di conoscere e imparare e che non si ferma di fronte a nulla. “Boy Lilikoi” cresce di secondo in secondo. L’inizio lento e pacato sfocia in suoni sempre più elaborati ed emotivamente forti, fino a caricarsi di una forza tale da trasportarci in un arcobaleno di note e parole. Un tubetto di tempera dal colore indefinito. “Sinking Friendship” sembra un brano tratto da “Takk”, album dei Sigur Ros datato 2005. E’ pur vero che il leader della band in questo progetto non ha abbandonato assolutamente l’approccio musicare dei Sigur Ros. Ma forse Jonsi ha superato anche se stesso, rendendo ogni pezzo unico e speciale. “Kolnidur”, accompagnato da un lungo intro al pianoforte è ancora una volta la trasposizione musicale della mente visionaria del genio islandese. “Around Us” potrebbe essere definito il pezzo più orecchiabile dell’intero lavoro, consigliato a coloro che sfortunatamente non conoscono le sonorità della band islandese e vogliono tentare un approccio verso qualcosa di nuovo. Il brano è intenso e carico di ritmo, ma mai frenetico; energico al punto giusto tanto da sposarsi ancora deliziosamente con voce soave, e i suoi caratteristici falsetti, marchio di fabbrica per eccellenza. Si può paragonare per struttura e musicalità “Grow Till Tall” a “Glosoli” sempre brano di “Takk”? La risposta è sicuramente si. I due brani sono perfettamente paralleli. Entrambi spunto di liberazione emotiva ed evocazione sentimentale. “Hengilas” è il brano conclusivo. Delicata e morbida ma allo stesso tempo carica e tagliente. Il buon intenditore direbbe che è un pezzo riflessivo. Ed è così; lo specchio degli otto brani precedenti. Un omaggio introspettivo che il nostro ha voluto regalarci, un modo originale per salutare i suoi ascoltatori e trascinarli cautamente fuori dal vortice variopinto nei quali siamo stati spinti violentemente. L’album, preannunciato come uno dei capolavori del 2010, lo è sicuramente e non deluderà né gli amanti dei Sigur Ros né i nuovi curiosi che tenteranno questo viaggio verso universi musicali inesplorati. Sicuramente un diamante da custodire gelosamente nei propri archivi.
Autore: Melissa Velotti
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