I Mashrooms dimostrano che si può suonare il noise anche con strumenti classici. In oltre dieci anni di carriera hanno macinato tante esperienze l’ultima delle quali li ha portati a registrare questo omonimo disco al Red House di Senigallia sotto la supervisione di Sasha Tilotta (batterista dei Three Second Kiss), siciliano come loro.
I nove brani si dipanano lungo architetture musicali nelle quali raggiungono la perfetta fusione tra strumenti di natura classica e “moderni”, lasciandosi andare ora a pattern tradizionali (Cello#2), ora a vibrazioni fugaziane (“Black widow”).
Sullo sfondo troviamo una struttura musicale tendente al post-rock, chiaramente non puro, ma ben contaminato grazie alla capacità di spaziare aggiungendo accenni math circolari ben presenti in diversi brani (“Freedom flotjilla”, “Playground”) e a ipnotismi matrici (“Szela”). Questo omonimo disco va ascoltato con molta attenzione, necessaria per decifrarne tutti i risvolti e cambi di registro stilistico mai casuali e molto comunicativi.
Autore: Vittorio Lannutti