Voce impeccabile da moderno crooner – qualcuno paragona il modo di cantare di Nordgarden a quello di Boublè! –e dita a loro agio tra le corde di una chitarra acustica, il giovane e simpatico cantautore norvegese pubblica anche questo suo secondo disco per l’italiana Stoutmusic, presso cui s’accasò negli anni in cui risiedeva qui in Italia, a Bologna.
Terje Nordgarden è un folksinger decisamente tradizionale che parla benissimo l’italiano – mantiene persino un blog in internet nella nostra lingua… – ma canta in inglese; ama abbellire le sue composizioni voce/chitarra con i semplici accompagnamenti della tromba di Peder Øiseth, e poi magari con violino o banjo. Terje non ha mai fatto mistero della sua passione per Dylan – del quale, testimonio, dal vivo esegue anche qualche cover, ed al quale qui è senza dubbio dedicata la canzone ‘What would ol’Bob Say?’ –, nonchè per lo stesso Cash, al quale nella marcetta folk ‘Blessed’ sembra prendere a prestito lo splendido tono di voce carico di nostalgia, i temi biblici, e quel modo rispettoso, d’altri tempi, che l’uomo in nero aveva di parlare delle donne.
Per 40 minuti, ‘A Brighter Kind of Blue’ prosegue placido tra impeccabili bozzetti folk vecchia maniera, che trattano d’amore ed altri temi intimisti, ed un’attitudine soul che ricorda molto i primi dischi acustici di Ani di Franco – ascoltate ‘Good Things Die’ –, malgrado Terje si tenga sempre alla larga dalla canzone di protesta.
Molto ispirata la prima parte del disco, c’è una leggera flessione nella seconda, in cui comunque scoviamo la splendida ‘Monday’ in cui il cantante guarda al Mondo, al Lunedì mattina, dalla quiete del suo letto al risveglio.
Terje Nordgarden sarà lungamente in tour qui in Italia in Autunno, proprio per presentarci quest’ultimo lavoro.
Autore: Fausto Turi