I casi del destino mi portano a scrivere, nel giro di breve tempo, dell’ennesimo “sodalizio estemporaneo”. L’intera operazione nasce da Antonio Gramentieri, musicista e promoter italiano, amante di certo “roots americano” riveduto e corretto, il quale, complice la realizzazione di una colonna sonora di un progetto video di Heriz Bhodi Anam, ha riunito intorno a sé, svariati artisti nazionali ed internazionali.
Se dovessi citare tutti i nomi ivi presenti, mi sa che la recensione sarebbe già bella che finita….Dall’ampio lotto, conviene almeno citare John Convertino, Howe Gelb, Marc Ribot, John Parish, giusto per far comprendere al lettore medio della nostra rivista, quale possa essere l’orientamento musicale che si troverà di fronte.
Nei quattordici brani strumentali, più la cover di “Shelter From The Storm” di Bob Dylan cantata da Howe Gelb, che compongono “Douglas&Down”, si respira un acre odore di desert rock in salsa lo-fi. Tale impostazione, permette alle varie composizioni di reggersi abbastanza bene da sole, pur non potendo contare sull’ausilio delle immagini er cui sono state concepite. Certo che la struttura sghemba di molte di esse, richiede ripetuti ascolti ed il “mood” adatto al fine di essere assimilate e, magari, apprezzate. Va, inoltre, sottolineato il fatto che l’album vedrà la luce solo in vinile, come da precisa scelta discografica della neonata e meritoria etichetta italiana, Interbang Records.
Una serie di fattori che mi inducono a pensare quanto “Douglas&Down” sia un disco per molti (speriamo…) ma non per tutti….
Autore: LucaMauro Assante