Ani Di Franco è ormai una bella signora, sposata e madre di due figli. Tuttavia è ancora la signora Righteous Babe (l’etichetta da lei fondata a vent’anni a Buffalo, NY) e il suo talento è ancora d’alto livello, stagionato come il buon vino, facendosi apprezzare ancora una volta, dopo una lunga assenza dai palchi italiani, all’Alcatraz di Milano il 9 settembre.
Un pubblico eterogeneo ma dal palato fine accoglie con entusiasmo la cantautrice e la sua decina di chitarre acustiche, il suo batterista Terence e il contrabassista Todd dai suoni un po’ jazzati.
La simpatia di Ani, legata anche alle sue radici italiane, non manca di farsi sentire da subito e contagiare i fans con un sorriso radioso e sincero, qualche parola in italiano, e aneddoti divertenti (ma davvero voleva formare una band con la sua amica degli ANIMAL e chiamarla “Allora?” ???).
Intrattenendo, canzone dopo canzone, un fitto dialogo col pubblico, Ani si rivela e ricorda, grida e sussurra, si confessa e racconta il suo nuovo album “Allergic to Water“, in uscita ad ottobre. Ripropone ovviamente anche alcuni dei vecchi successi, a partire da “Dilate”, del ’96, “Manhole” e la bellissima “Angry Anymore” dedicata ai genitori.
Reintepreta con nuovi arrangiamenti e con la sua chitarra sempre potente e graffiante “Fire door” e la storica “Not a pretty girl“, forse quella che più rappresenta il suo manifesto.
Purtroppo solo un paio di brani dal bellissimo precedente album “Which Side Are You On?”: “Splinter” e “Mariachi”, tra le canzoni più allegre da quel malinconico album. Ma che bello sentirla cantare in “Splinter”: “Show us we are connected to everything, show us we are not separate from everything…“.
In generale la proposta di questo concerto concentra le sonorità su ritmi allegri, upbeat e mai tristi o lenti.
Mi mancano quindi i miei pezzi preferiti, forse un po’ datati, ma sempre intensi, quali “Grey”, “Overlap” e “Swandive”.
Ma la nuova Ani è così, grinta quanto basta ma mai sopra le righe, con le sue nuove canzoni allegre e piene d’amore per la famiglia: prendere o lasciare, il tempo passa e ci si deve evolvere, andare avanti con la saggezza maturata e l’esperienza che sempre vuol rinnovare.
Una breve pausa prima di un bis di un paio di pezzi che infiammano il pubblico e lo incitano a danzare: “Both hands” e l’evergreen “32 Flavour“, magica nel suo coro finale che ci rende protagonisti e insieme ascoltatori innamorati.
Ani è una grande artista e quando scende dal palco sento che ci lascia in regalo l’eco di un silenzio che vorrebbe ripetere ancora le note della sua voce.
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autore: Odette Di Maio