Una piacevole sorpresa “Sweet beliefs”, almeno per me che non conoscevo i precedenti due lavori – “Spring” e “Happy like a tree” – firmati da questo quartetto francese che attualmente è di stanza a Parigi, anche se tre membri sono in realtà originari di Charleville-Mezieres, cittadina al confine con il Belgio nota per aver dato i natali ad Arthur Rimbaud. A capitanare la band, conferendole anche il nome, sono Cyann (voce e tastiere) e Ben (voce e chitarre): l’alternarsi di voce femminile e maschile in canzoni evocanti atmosfere crepuscolari e paesaggi brumosi colloca “Sweet beliefs” in quella preziosa nicchia di ascolti comprendente anche i dischi dei Low e le prime cose dei L’Altra. Rispetto alla proposta dei due gruppi americani appena citati, la musica di Cyann & Ben si caratterizza semmai per un maggiore pathos elettrico, basti ascoltare “Words” e “Sparks of love”, rispettivamente in apertura e chiusura della raccolta.
C’è un che di epico nella dolcezza sconsolata di “Sweet beliefs”, qua e là ci sono persino malcelati accenti lirici à la Radiohead (“In union with…”, “Guilty”), ma la band transalpina non supera mai la misura, riuscendo sempre a tenere perfettamente in equilibrio la carica emozionale dei brani con la linearità della loro struttura grazie ad un sapiente dosaggio degli elementi: reminescenze pinkfloydiane (“Recurring”), spunti classicheggianti (la romantica mestizia che scandisce “Something in the light of time”), accordi di chitarra intrecciati al rullare della batteria, tappeto ipnotico creato dalle tastiere e dai sintetizzatori, sussurri canori illuminati da bagliori lunari…
Molto belle “Sunny morning” e la title-track, attraversate come sono da un soffio psichedelico, e davvero purificatoria l’immersione nella cascata sonica di “Let it play”.
Autore: Guido Gambacorta