Se c’è una cosa che è davvero mancata in questo lungo periodo di pandemia è stata proprio la musica dal vivo. È la prima cosa che ho pensato al termine del coinvolgente concerto degli Idles che hanno chiuso la parte italiana del loro tour europeo, facendo tappa al Cinzella Festival, nella suggestiva cornice delle Cave di Fantiano a Grottaglie (TA).
Un concerto che ha richiamato oltre duemila persone che hanno raggiunto la cittadina ionica, da un po’ tutte le regioni limitrofe, visto che l’evento era davvero di quelli imperdibili, visto che sul palco arrivava una delle migliori band emerse in questi ultimi anni, e che erano assolutamente da vedere prima che arrivi uno strameritato successo globale.
Come sempre ad aprire le danze arrivano le note cadenzate del basso di Adam Devonshire introducono “Colossus” da sempre deputata ad aprire i concerti del quintetto di Bristol che mettono subito in chiaro di essere una delle migliori live band in circolazione, specialmente quando trovano un’audience particolarmente ricettiva come quella presente sotto il palco del Cinzella. Il pubblico non aspetta altro che scatenarsi e “Mr. Motivator” è il brano ideale per avviare un pogo che vede subito protagonista il chitarrista Lee Kiernan che si tuffa per il primo degli stage diving continuando a suonare fluttuando sulle braccia dei presenti. Mick Talbot è il frontman perfetto, con la sua voce cavernosa ed una presenza scenica imponente che fa da catalizzatore visivo e maestro di cerimonie, mentre i suo compagni di band travolgono i presenti con un post punk feroce ed imperioso che si regge su di una possente sezione ritmica dove il basso del già citato Devonshire e la batteria di Jon Beavis sorreggono le scorribande chitarristiche di Kiernan e Mark Bowen, che rendono inconfondibile il suon degli Idles.
Il concerto è incentrato sui brani degli ultimi due album “Utra Mono” e “Crawler” nel quale si inseriscono i cavalli di battaglia come “Mother”, cantata all’unisono con tutto il pubblico, e “Divide and Conquer”. La resa sonora di uno show collaudatissimo è magnifica e ne beneficiano soprattutto i brani meno spinti del recente repertorio come “MTT420 RR” e “The Beachland Ballroom” che rendono ancora meglio che su disco.
Con una scaletta che differisce davvero di poco da concerto a concerto, c’è spazio per non andare via delusi: da “Grounds” a “The Wheel” da “Never Fight a Man With a Perm” a “Television”, passando per “Crawl” e “Meds” fino ad arrivare ai momenti topici dello show come la catartica “Love Song” infarcita sul finale anche da un versione “ a cappella” di “All I want for Christmas is You” di Mariah Carey.
Uno show in crescendo che trova il suo apice nel trittico finale affidato agli anthem “Scum” con Talbot che invita il pubblico a fingersi addormentato, così come il resto della band prima dell’esplosione finale, “Danny Nedelko” una canzone sulla condizione dell’immigrazione e l’inno antifascista “Rotweiller” che chiude, con la sua lunga ipnotica coda strumentale, alla perfezione uno show che rimanda a casi tutti soddisfatti.
Come definiti sin dai loro esordi gli Idles sono apparsi davvero la “Band britannica più necessaria” che ha non solo nella musica una proposta eccellente, quanto anche nei testi impegnati uno dei suoi maggiori pregi, che li rendono protagonisti della rinascita del rock di quest’ultimi anni.
autore: Eliseno Sposato