Land of CanAan, ennesima ottima scoperta di Bella Union, è un piccolo positivo terremoto nell’ambito del genere soul: fin qui infatti, la riscoperta del soul negli ultimi decenni si accompagnava sempre all’R&B con ritmi campionati e tanta base di elettronica. L’album di debutto di Marques Toliver, violinista reinventatosi vocalit originario della Florida e scoperto nelle strade di Brooklyn da Kip Malone dei TV On The Radio, punta invece al soul puro, benché certamente aggiornato al nuovo millennio. E, date le sue origini musicali, c’è tanto violino a rinforzare gli archi, le tastiere e le classiche sfumature tipiche del genere.
Lo si sente subito nella track iniziale, brevissima ma incisiva, CanAan, che è quasi una dichiarazione di stile. Ed è addirittura protagonista in Stay, dove il violino cattura l’attenzione in tutta l’intro e la prima parte del pezzo. Seguono If Only e Try Your Best, più legate convenzionalmente al genere, ma comunque gradevolissime. Poi il violino torna a “marcare il pezzo” in Repetition, splendido pezzo strumentale in cui il violino si infila magicamente in echi folk-nordici, lontanissimi dalle radici soul a cui pure Toliver senz’altro appartiene.
Si ritorna al soul più classico con la chitarra acustica e la batteria soffusa di Wheater Man, a cui segue il singolo Magic Look, certamente il pezzo più vicino alle tendenze commerciali richieste dal soul moderno, già lanciato nell’estate del 2012 e quindi pronto ancora prima della stesura definitiva dell’album, a cui ha lavorato come co-produttore per alcuni pezzi Eg White, collaboratore di Adele in Chasing Pavements.
Sarà per questo che Adele ha dichiarato recentemente nel suo blog che Marques è il suo “nuovo artista preferito?” Chissà, ma sicuramente ha buon gusto e ha visto lontano.
Si chiude con Control, dall’andamento che più soul non si può, con Something Wrong, piacevolissimo slittamento nel pop, e la malinconica Find Your Way Back (Home).
Interessante è anche l’ispirazione dell’album, che viene dalla lettura di ‘My Bondage My Freedom’, autobiografia di Frederick Douglass, un antischiavista nero, il cui libro Marques dichiara di aver letto a scuola.Il refrain dell’album, “oh Canaan, sweet Canaan, I am bound to the land of Canaan…”, ripetuto nella title track ma anche nel pezzo conclusivo, è tratto appunto dal libro, ed è in realtà un ritornello che gli schiavi cantavano al lavoro.
E il riferimento alla leggendaria CanAn, la terra dei racconti biblici oggi compresa tra Israele, Libano, Giordania e Siria, colonizzata da fenici prima e poi dagli ebrei, non fa altro che rafforzare il legame di questa musica con le radici antiche della black-music, che ben si colgono nella struttura melodica e musicale, anche se qui si fondono dolcemente con le innovazioni del violino e il poli-strumentismo di ispirazione più contemporanea.
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autore: Francesco Postiglione