Nella storia della musica italiana degli ultimi quarant’anni un posto di rilievo lo occupano sicuramente i Gang dei fratelli Marino e Sandro Severini soprattutto da quando, dopo i primi album cantati in inglese, decisero che la loro “musica da combattimento” dovesse essere accompagnata dai testi in italiano per far si che le loro storie di resistenza diventassero parte di tutta quella comunità che si riconosceva, e si riconosce ancora oggi, nei valori della giustizia sociale, dell’antifascismo e della lotta per i diritti che sono fondanti del nostro vivere civile.
A partire da “Le Radici e le Ali” (1991) arrivando a “Controverso” (2000) e passando per dischi interlocutori come “Una Volta per Sempre” e fondamentali come “Storie d’Italia (1993) e “Fuori dal Controllo” (1997) in dieci anni hanno traghettato il pubblico italiano nel nuovo millennio mantenendo ben salde le radici di una coscienza sociale che è stata raccontata attraverso musica e canzoni, come meglio non si poteva.
Come spesso è accaduto a tantissimi artisti del panorama rock nazionale ed internazionale, l’incontro con le grosse case discografiche ha portato, oltre che una grande visibilità e distribuzione della propria musica, anche alla perdita dei diritti sulla pubblicazione degli stessi. Ecco allora che quei dischi sono caduti nell’oblio perché mai più ristampati, senza che i fratelli Severini potessero fare nulla per riappropriarsi di quegli album e farli conoscere alle nuove generazioni.
Cosi poco più di un anno fa è partita un’operazione di crouwdfunding lanciata da Marino Severini con queste parole: “Riprendiamoci le nostre canzoni, liberiamole dal giogo delle case discografiche, riportiamole a casa”. Un accorato appello che è sembrato vero e proprio grido di battaglia per i 1500 co-produttori che hanno sostenuto la causa dei Gang che ha portato alla pubblicazione del primo album di una trilogia che ha l’intento di riportare in vita alcune delle canzoni tratte da quei dischi che sono state rivestite di una nuova veste con nuovi arrangiamenti che pur non stravolgendo le versioni originali, rendono queste canzoni davvero nuove anche a chi come il sottoscritto le ha ben radicate nella memoria.
Il primo capitolo di questa trilogia è Fra Silenzi e Spari che riprende un verso di “Se mi Guardi Vedi” posta in chiusura di questo album aperto da uno degli inni di quel decennio irripetibile: “Fino Alla Fine”. Nonostante si tratti di una raccolta di canzoni provenienti da album diversi e scritte in momenti differenti, il disco mostra una bella omogeneità di fondo dovuta certamente al lavoro di produzione affidata ancora una volta a Jono Manson, che possiamo oramai considerare il terzo membro dei Gang, che oltre ai fratelli Severini ha messo insieme un valido gruppo di musicisti composto da Mark Clark (batteria e tamburello), Steve Lindsay e Ronnie Johnson (basso), Jason Crosby (pianoforte e Hammond), Chair Rotschild (fisarmonica, dobro, thin whistle e bulgarian bagpipes), Craig Dreyer (Sax), lo stesso Manson alle chitarre elettriche ed acustiche, Jon Graboff (pedal steel e mandolino).
Eccellenti musicisti che hanno rivestito un canzoniere storico con un’aurea di “Americana” che pur non stravolgendo le versioni originali, in alcuni casi le hanno rese davvero nuove senza fagli perdere quella visione artistico-politica che è ben impressa nella memoria di chi le ha amate sin dal primo momento.
Tra quelle che più di altre hanno subito un “trattamento rigenerativo” efficace ci sono canzoni “Sesto San Giovanni” che diventa una ballata dylaniana della migliore specie, “Johnny Lo Zingaro” arrangiata in chiave folk-blues, “La Pianura Dei Sette Fratelli” che diventa ancora più struggente in questa versione al pari di “Se Mi Guardi Vedi”.
Non a tutte le canzoni, com’era logico attendersi, è stato riservato un lavoro di restyling completo, soprattutto ai brani “barricaderi” come “Comandante”, “Fuori Dal Controllo”, “Il Bandito Trovarelli” che in realtà neanche lo avrebbero richiesto, ma è certo che tutte le versioni “nuove” hanno un senso di essere ascoltate perché hanno mantenuto intatto il carattere onesto con cui sono state scritte all’epoca e servono a mantenere vivo quel progetto culturale e politico avviato dai Gang e che voleva spingere chi ascoltava le loro storie ad una presa di coscienza necessaria oggi forse più che allora.
Per questo Fra Silenzi E Spari è, per dirla alla Bob Dylan, un “Bringing it All Back Home” perfettamente riuscito per mantenere viva non solo la memoria di quegli anni fervidi per la scena rock italiana, ma soprattutto per non dimenticare quelle storie di resistenza che devono continuare a fare parte di noi.
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