Una strana ma efficace follia electro dreaming, eclettismi trip hop e tutto quello che fa trance si impadronisce a stampo di tutta l’attenzione possibile al passaggio di questo album omonimo della formazione dei Good Falafel, talentuosa combine sicula che gioca – sulla planimetria di quattro tracce più due remix delle stesse – una colorazione atmosferica indianeggiante che sfuma e inebria ogni centimetro d’aria, una trasformazione d’ascolto che si fa lunare in un riverbero a gravità zero.
Quasi una versione in 3D di una quota musicale amniotica e liquida, electro liofilizzati e voci rarefatte per un viaggio al confine della psichedelica di quella vaporosa, piccole ossessioni echeggianti che in un minuto – o giù di lì – ricordano il suono e le metafore di un lontano Susumu Yokota; un disco che dell’indietronica ne fa un sussulto impalpabile, piuttosto un bel ricettacolo di flussi, onde e risacche che instaurano un ottimo ping pong tra i profumi della Vuccirria e gli angoli bui della Bristol delirante.
Allucinazioni Bollywoodiane Dark Light, la gassosità ionosferica Are You Real?, lo yo-yo selenico The Third e gli echoes da Buddha Bar Fake Fields and Beautiful Lies, sono rampa di lancio per un trip mentale di valore e suggestione, ma soprattutto – in questi frangenti oscuri – legale a tutti gli effetti.
Happy Journey man!
https://www.facebook.com/good.falafel
autore: Max Sannella
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