E’ giunto alla 16. edizione il Rock Contest, storico concorso per bands emergenti organizzato a Firenze a partire dal 1984 (c’è stata una breve parentesi di tre-quattro anni durante i quali la manifestazione non si è svolta) dove hanno mosso i primi passi musicali gente come Malfunk, Dirotta su Cuba, Irene Grandi, Paolo Benvegnù, Banda Bardot… L’emittente radiofonica fiorentina Controradio e l’Assessorato alla pubblica istruzione e alle politiche giovanili del Comune di Firenze sono stati i consueti promotori dell’evento, supportati quest’anno anche dalla collaborazione di 4 comuni della provincia di Firenze che hanno offerto le proprie strutture per lo svolgimento dei primi turni del concorso. Ma le vere novità di questa edizione sono state ben altre.
Prima di tutto il premio finale, mai così ghiotto: un breve stage in studio di registrazione con la supervisione della Homesleep di Bologna e il diritto ad esibirsi sul palco del gemellato Bilbao Rock Festival. E l’altra grossa novità è stata rappresentata dal bacino artistico di riferimento, con il Rock Contest che per la prima volta ha aperto la partecipazione anche a gruppi provenienti da fuori la Toscana. Sono quindi stati ben 250 i demo recapitati nella cassetta postale degli organizzatori, i quali hanno provveduto a compiere una prima scrematura del materiale selezionando 36 gruppi.
Da qui sono iniziate le sfide musicali, in una sorta di cartellone tennistico con quarti di finale e semifinali, fino a giungere a soli 6 nomi scelti come finalisti grazie ai voti espressi di volta in volta dal pubblico. In finale le cose si sono fatte ovviamente ben più serie e al pubblico (il cui voto è andato a incidere sul giudizio finale in non so quale prefissata percentuale) sono state affiancate due giurie, una composta da musicisti e addetti ai lavori deputata a decretare il vincitore, ed un’altra composta da importanti firme del giornalismo musicale nazionale e toscano deputata ad assegnare il platonico premio della critica.
I primi ad esibirsi sono stati i senesi Skum, trio proveniente dalla provincia di Siena che ha proposto una valida miscela di sonorità post-grunge, dark e new wave: ne escono fuori una manciata di brani tiratissimi affidati all’interpretazione vocale di una cantante di grande talento.
Dopo di loro i Rio Mezzanino, che a suo tempo avevano già avuto modo di attirare la mia attenzione con le quattro tracce incluse nel loro demo omonimo. Dal vivo il gruppo fiorentino è stato ancor più convincente, anche perché nel frattempo l’organico, prima comprendente voce, batteria, tastiere, basso e chitarra (o all’occorrenza due chitarre), è stato ampliato con viola e percussioni. Il suono della band, immaginate una possibile fusione tra gli Screaming Trees e i Calexico giusto per darvi dei riferimenti, ha quindi acquisito nuove sfumature pur mantenendo quel pregevole equilibrio tra le tessiture strumentali e la voce intensa di Antonio Bacchiddu che già era stato evidenziato dall’ascolto del loro demo.
E’ stata poi la volta degli Sweaters, big band swingante forte di una discreta sezione fiati ma priva ancora di pezzi incisivi in repertorio, complice anche la pochezza delle parti cantate.
Spazio allora al “socialismo tascabile” degli Offlaga Disco Pax, trio di Reggio Emilia figlio tanto della no-wave newyorchese quanto del punk italiano dei conterranei CCCP. Su suoni mandati in loop e in compagnia di una chitarra distorta, il vocalist ha affabulato il pubblico con i suoi proclami: poesie surreali che comunicano il vuoto esistenziale, prima ancora che storico, causato dal crollo del comunismo, tra le disillusioni della vita di provincia italiana e i cambiamenti che hanno travolto il mondo, di fatto trasformato in una sorta di gigantesco supermercato. Gruppo da seguire con attenzione.
Penultima band in scaletta i fiorentini Underfloor, puri cloni dei Verdena o al limite dei primi Motorpsycho (da dove non a caso derivano pure gli stessi Verdena). Non ho altro da aggiungere sul loro conto e quindi passo a riferirvi del sesto e ultimo gruppo finalista, i Martinicca Boison con il loro folk che segue le fortunate orme della Banda Bardot senza dimenticare di tributare la propria ammirazione per Vinicio Capossela. Spontanei e abbastanza divertenti, ma nulla di più.
I miei preferiti? Il mio voto è finito nell’urna dei Rio Mezzanino, con un ipotetico podio completato da Offlaga Disco Pax e Skum.
Il tempo occorrente alle due giurie per deliberare e agli organizzatori per contare i voti del pubblico raccolti nelle urne è stato riempito con altra musica ancora grazie agli ospiti stranieri della serata, i giapponesi Mono: introduzioni noise psichedeliche ad annunciare deflagrazioni memori dei primi Mogwai per un set interamente strumentale a dir poco devastante! L’ultimo brano in particolare, durato 10-15 minuti forse più, ha messo a dura prova i timpani dei presenti, con la bassista immobile al centro della scena – sguardo glaciale e basso picchiato a dovere – il batterista potente e preciso dietro i piatti – maglietta dei Black Sabbath addosso – e i due chitarristi ai lati del palco intenti a sodomizzare le corde dei propri strumenti.
Le mie orecchie erano quindi ancora sotto shock quando è stato annunciato l’esito del concorso: hanno vinto gli Offlaga Disco Pax, i quali hanno sbaragliato la concorrenza aggiudicandosi pure il premio della critica. La giuria ha poi voluto segnalare due musicisti che si sono distinti in modo particolare: la cantante e chitarrista degli Skum Natalie Hoppe e la batterista dei Rio Mezzanino Oretta Giunti. E per tutti i sei gruppi finalisti la soddisfazione di partecipare con due propri brani alla realizzazione del cd compilation del Rock Contest 2004.
Autore: Guido Gambacorta