Un film di Roberto Andò con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi e Anna Buonaiuto.
A volte bisogna sparire del tutto per ritornare ad essere, così Toni Servillo nell’ultima regia di Roberto Andò, apprezzato cineasta che alterna da sempre cinematografia a regie e scritture teatrali.
Cinema, finzione, ironia e gioco delle parti in una pellicola brillante e a tratti surreale in cui il tema politico, apparentemente centrale, si mescola al dramma dell’essere di pirandelliana memoria in cui le conseguenze della frustrazione dell’individuo possono arrivare a minare le sorti di un intero paese. E’ esattamente quello che succede all’onorevole Enrico Oliveri, segretario del principale partito di opposizione del paese, che, assalito dalle critiche causate dai deprimenti risultati dei sondaggi elettorali, decide di punto in bianco di svanire nel nulla per ritrovare sé stesso. A sotterrare il sicuro scandalo da trono vacante ci pensa Andrea Bottini, suo fedele portavoce che estrae dal cilindro il sosia perfetto del fuggitivo, Giovanni Ernani, fratello gemello dell’onorevole, di professione filosofo e di salute mentale incerta. L’apparente sconsideratezza di questo gesto avventato si rivela inaspettatamente un’ottima mossa perchè Ernani nei panni di Olivieri è ben più convincente dell’originale e, con battute ad effetto e comizi trascinanti, riesce a tirar fuori il partito dall’impasse demagogico in cui era caduto traghettandolo verso una molto probabile vittoria elettorale.
A questo punto, proprio quando ognuno dei due fratelli sembra aver ritrovato vigore nei panni dell’altro, Andò scompagina nuovamente la trama per rimettere ognuno al proprio posto, dimostrando comunque che a ciascuno è concessa l’opportunità di lavorare sulla propria individualità e che, in ultima istanza, non è mai troppo tardi -nemmeno in questa era politica- per fare una positiva inversione di tendenza.
Un messaggio di speranza secondo Andò (che qui firma regia e sceneggiatura, nonché soggetto, tratto da “Il trono vuoto“, romanzo con cui nel 2012 ha vinto il Premio Campiello per la migliore opera prima) all’interno di un film che riporta il discorso politico sul grande schermo con leggerezza, attraverso lo sviluppo di due tipologie umane di sicuro interesse per il pubblico rese possibili dalle infinite corde della recitazione di Servillo, interprete di un impegnativo doppio ruolo. Così la politica si fa bluff e si mescola al cinema come luogo di finzione per eccellenza, luogo da cui riparte anche Oliveri che si rimmerge nel mondo dopo essere passato per un set cinematografico, una catarsi che rimarca questo flusso tra essere e non essere. Ma se è vero, come si intuisce da un finale (troppo prevedibilmente) aperto, che ognuno ritorna ai blocchi di partenza, facciamo fatica a scorgere questa tanto postulata redenzione che finisce col perdersi in una fatalità travolgente intuibile già dalle prime scene, in cui le note dell’overture verdiana de La forza del destino, suggeriscono che, in fin dei conti, nessuno può sfuggire a ciò che realmente è.
autore: Vittoria Romagnuolo