Non ci avevano mai convinto del tutto, in passato, gli americani Shearwater, malgrado le loro precedenti pubblicazioni per Matador mostrassero un lirismo ed una narrazione di sicuro valore ed un livello medio sempre decente, e tuttavia, probabilmente, un po’ distante dai gusti europei, nonché una musica troppo monotona rispetto al new folk di moda negli ultimi anni, e ciò vale anche per la comunque valida trilogia intitolata “Island Arc” portata avanti nei dischi Palo Santo (2006), Rook (2008), e The Golden Archipelago (2010).
Il passaggio alla SubPop da parte della band di Jonathan Meiburg coincide con un disco della maturità e della svolta, questo Animal Joy che non rinnega in effetti il passato ma trova una sintesi espressiva ed una piacevolezza nuova, che fa degli Shearwater una band nuova – malgrado gli 8 dischi + 2 EP in 11 anni di carriera artistica – degna compagna d’etichetta di Fleet Foxes, Blitzen Trapper e Wolf Parade, band con le quali gli Shearwater condividono la tradizione folk rock americana di matrice Buffalo Springfield, Grateful Dead e The Band, ed un approccio malinconico di fondo, fatalista e biblico, che ritroviamo nei testi, che partono spesso da un osservatorio specifico, che è il Texas, stato della mente in cui il tempo scorre ad un ritmo più lento che altrove, e la psichedelia fa parte della cultura popolare e non significa tanto trasgressione, quanto piuttosto ritorno alla natura.
Aggiungiamo però che in questo Animal Joy la band tenta anche una sintesi nuova con uno stile new wave, soprattutto nel modo di cantare del Jonathan e nei suoni delle chitarre, ed il caso più evidente resta il trittico di brani intitolati ‘Breaking the Yearlings’, ‘Dread Sovereign’ e ‘You as you Were’, decisamente vicini a The National ed Interpol.
Molto chitarristici, gli Shearwater partono dalla tradizione folk rock americana dunque e tentano oggi una nuova via più personale, come dicevamo, in chiave wave, malgrado nei brani ‘Insolence’ e ‘Believing Makes it Easy’ ritroviamo, come nei loro precedenti dischi, una forma rock neoclassica ed epica, e la suggestione della frontiera americana, nonché, nel brano intitolato ‘Immaculate’, vari rimandi piuttosto espliciti all’indie rock dei Rem anni 80.
Animal Joy è un disco ambizioso, abbastanza interessante e molto ispirato, che possiamo definire musicalmente neoconservatore, tuttavia perfettamente inserito nel nuovo stile SubPop della riscoperta delle radici della musica americana.
Autore: Fausto Turi