Per celebrare il ventennale della carriera, lo scorso i Franz Ferdinand hanno pubblicato un ottimo greatest hits come “Hits To The Head“ e si sono imbarcati in un lungo tour mondiale che è servito a preparare la scena ad un nuovo disco di canzoni inedite che è chiamato a consolidare il loro posto importante nella scena pop-rock britannica.
Nel presentare il materiale in lavorazione che avrebbe dato un seguito al non riuscitissimo “Always Ascending” di sette anni fa Alex Kapranos, voce e leader della band, nonché uno dei due membri originali rimasti insieme al bassista Robert Hardy, in un’intervista al New Musical Express ha detto che: << Se hai intenzione di fare musica, allora non c’è motivo di rifuggire dalla tua identità o di vergognarsi di ciò che sei>> aggiungendo che i Franz sono tornati e si sentono <<al loro meglio assoluto, al loro massimo>>.
Con queste premesse l’attesa dei fans è cresciuta in maniera spasmodica nel corso dei mesi e oggi le undici canzoni che compongono “The Human Fear” (Domino Recording Company) sono chiamate a dare conferma se la band scozzese è ancora all’altezza del suo glorioso passato. Il disco è una sorta di concept album ispirato all’emozione di essere umani attraverso le paure, al modo in cui esse possono disarmare ma anche essere superate. Viene anche esplorato il concetto di auto-aiuto secondo cui la paura può essere sfruttata come un fattore positivo.
Per scandagliare le emozioni che si celano dietro le umane paure, i Franz Ferdinand inanellano atmosfere molto varie nei suoni dell’album, non cullandosi sulla comfort zone del passato, ma cercando una strada nuova che li proietti nel futuro.
Gli elementi fondamentali del loro sound non sono cambiati: backbeat dance, linee di chitarra seghettate e la voce inconfondibile e un po’ roca di Kapranos, ma vengono usati in maniera diversa dal solito.
L’incipit di “Audacious” ha uno stile abbastanza riconoscibile ed è una perfetta sintesi tra la lezione primigenia dei Beatles e la messa in pratica operata dal Britpop negli anni Novanta. “Everydaydreamer” sorretto da una potente linea di basso prova a spingere a riempire le piste da ballo, ma non riuscendoci appieno, mentre “Tell Me I Should Stay” lo farà in seguito con maggiore efficacia. Il synthpop dell’ironica “The Doctor” risulta piacevolmente contagiosa anche per il suo protagonista, un malato che non viole lasciare l’ospedale per tornare a casa.
“Hooked” è uno dei brani cardine del disco in cui si avverte maggiormente l’apporto al suono dei Franz Ferdinand operato da Julian Carrie, sia per come usa i synth in questo brano oppure il piano giocoso in “Night & Day”.
“Build It Up” è puro FF-style ed è immaginabile fare la sua bella figura negli show futuri, “Cats” ha un incedere da square dance e un ritmo che richiama più di altre, le canzoni del passato. “Black Eyelashes” mostra un andamento drammatico e chiari rifermenti alle origini greche di Kapranos, mentre la successiva “Bar Lonely” è ancora un riuscito ritorno al passato mentre la conclusiva “The Birds” spinge finalmente sull’acceleratore togliendo un po’ dell’aura pop che riveste il disco mettendo in luce, finalmente, un po’ di riffs di chitarre di cui si sentiva il disperato bisogno.
Alla fine possiamo parlare di un disco riuscito che non sarà magari all’altezza dei suoi illustri predecessori, ma che di certo contribuirà a tenere vivo il nome dei Franz Ferdinand e proiettarlo verso il futuro.
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