Ben Slavin lo avevamo incrociato qualche anno fa in occasione della sua esperienza in duo con l’ex Soon Odette Di Maio, allora il progetto si chiamava The March e gettò le basi per questo nuovo e carismatico lavoro dell’americano di Napoli. Ben Slavin è di Philadelphia e dieci anni orsono decise che l’Italia doveva essere la sua nuova patria, anche musicale. Un percorso inverso a quello che molti musicisti europei fanno: un americano con forte tradizione in ambito folk che pianta le sue radici nel paese con meno mercato musicale e intraprende un percorso artistico sfidando tutto e tutti.
Palepolis non è altro che un omaggio a Napoli, la città che Ben ha scelto per vivere, dopo esperienze a Milano e Perugia e da performer di musica classica come baritono. Proprio a Napoli Slavin incontra l’Apogeo Records (studio che ha sede in una chiesa in pieno quartiere Sanità) e semina per alcuni anni su un terreno fertile. Partenope offre da millenni, agli innumerevoli artisti che nascono o transito in/da questa città, molti stimoli artistici e in questo album emergono in maniera decisa.
Palepolis nasce passeggiando per il centro storico di Napoli, osservando la poetica dell’architettura e assorbendo le tradizioni musicali, religiose e culinarie; vivendo al fianco di personaggi curiosi, per molti versi atipici e fuori luogo, che inevitabilmente si incrociano.
Potremmo definire chamber folk il sound di Ben Slavin che però pecca nella produzione artistica in quanto non è riuscita a far luccicare le dieci perle scritte lasciandosi ammaliare dalla sirena partenope.
Eruptions, Floods and Signora Concetta, Tie and Bound, Poulenc’s Grave e As We Grow Older emergono su tutte per il piglio dinamico e quasi catchy, mettono in mostra le dote vocali di Ben che dimostra di avere una voce unica e potente. Una menzione speciale va al brano Lucia Lies in Purgatory un canto a cappella moto emotivo che racconta delle pene da espiare dalle donne napoletane che per amore sono morte e condannate alle sofferenze del purgatorio che il popolo in maniera devota prova lenire pregando e curando i resti in un ossario pieno di ‘capuzzele’.
Forse non sarà un lavoro perfetto ma sicuramente è un album pieno di emozioni e intenso come l’amabile scrittura di Ben Slavin che in maniera del tutto naturale si è calato perfettamente nell’ambiente napoletano e ne ha raccontato i lati più oscuri e affascinanti.
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autore: GianDino Daino