Ahhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!! Sempre la stessa solfa: lei (Giada/Cristina Capotondi) brutta come un ragno al limone (definizione presa dal film), lui (Riccardo/ Nicolas Vaporidis) figo alla Cerrone: capello lungo, ciuffo morbido, vestito bianco alla Tony Manero e sempre pronto alle gioie del sesso, s’incontrano/ scontrano, si baciano, scopano, si lasciano, lei si trasforma in un cigno, riscopano.
La commedia anni ’90 all’americana continua a fare scuola e questa rilettura delle varie Drew Barrimore in un clone di “Mai stata baciata” all’italiana, non cambia di una virgola il vecchio mitologema del brutto anatroccolo che si fa cigno o della Cenerentola che si trasforma in principessa.
Dove è finita la vecchia e sana commedia all’italiana?
Quella un po’ erotica, sciocca e ciarliera, fatta sempre di tette e culi ma almeno con un po’ di spessore?
Ma andiamo con ordine. “Come tu mi vuoi”, opera prima di Volfango De Biasi, che a onor del vero, ha anche girato un episodio di “Senza uscita” del ’96, non è un pessimo film: scorre fluido, è scritto bene, è sorretto da una buona interpretazione (ma la Capotondi, dovrebbe pensare di cambiare mestiere).
È gradevole, caratterizzato da personaggi intriganti: penso a Giulia Steigerwalt che nel film interpreta Fiamma, dark lady, femme fatale, vampiresca straricca e spietata e soprattutto ad Elisa D’Eusanio che nel film interpreta Sara, la migliore amica di Giada ed è assolutamente uno spasso. È divertente: un carattere tondo, simpatico.
Riccardo e Giada si incontrano all’università: frequentano entrambi Scienze della Comunicazione, lei con ottimi risultati (è logico: è sfigata e secchiona), lui un po’ meno.
Sono distanti anni luce: lui straricco, lei mortificata anche nelle umili origini.
Hanno però in comune la stessa curiosità: gli altri. Sono voyeur ossessivi: lui alla ricerca del bello, lei ossessionata dal brutto e dall’ “horror vacui”, o meglio, dall’orrore generato dal vuoto della società postmoderna.
Lui scatta fotografie, alla ricerca di nuove adepte da consumare. Lei prende appunti, su tette, culi, ciuffi, vestiti, mesches e tutto quanto reputa “debordianamente” effimero.
Giada si crede diversa, addirittura superiore. Forte, nei suoi vestiti mal assortiti e consunti. Poi, docile cavia, cadrà nella trame di Fiamma, dimostrando l’ovvio: chiunque venderebbe l’anima al diavolo in cambio del potere di asservire gli altri. E basta togliersi gli occhiali, passare da estetista e parrucchiere, spendere migliaia di euro per un paio di mutande di Byblos e un jeans Etro per diventare magicamente strafighe.
Senza voler fare troppo i moralizzatori la commedia messa in piedi da De Biasi, non assolve alcuna funzione pedagogica: non vuole e comunque non riesce a trasmettere il senso della necessità di recuperare il “contenuto” sulla “forma”, anche perché alla fine, Giada rimane “cigno” anzi, non ci pensa proprio a ritornare racchia e Riccardo, seppur attratto dalla profonda sensibilità e intelligenza della sua lei in versione anatroccolo, è pronto a sacrificare i suoi sentimenti più dolci per i suoi istinti più “bassi”.
“Come tu mi vuoi” si innesta perfettamente nel filone dei “teen movie” che hanno fatto la fortuna dei vari Scamarcio, Vaporidis, Capotondi, Chiatti, giocando sul linguaggio condiviso col pubblico.
Trasgressione, consumismo, sesso, droga, club, il tutto condito da buoni sentimenti.
Autore: Michela Aprea