Dopo dodici anni di esistenza il progetto L’Enfance Rouge, continua a vagare senza meta nel mondo, assorbendo gli stili musicali e di vita dei posti più impensati. Francois Cambuzat e Chiara Locardi, rispettivamente voce e chitarra e voce e basso, per quest’ultimo lavoro hanno voluto alla batteria ed agli ottoni Jacopo Andreini, già nell’Arrington De Dyoniso Quartet, nel quale suonava anche Fabio Magistrali, qua reclutato dietro al mixer. Penso che con questi ultimi nomi vi siate sufficientemente resi conto di quali strade possa aver preso il trio, che è stato giudicato da Thurstoon Moore uno dei migliori gruppi europei. Difficile smentire mister Sonic Youth, dato che la band assorbe gli umori meno comuni, ma allo stesso tempo molto presenti in tutta l’Europa. Fondono, mischiano, miscelano musica contemporanea, rock, musica sperimentale e quella classica, oltrepassando tutti i confini, dando corpo, almeno dal punto di vista musicale, alla vera essenza dell’Europa unita. Come sempre imprevedibili passano dal noise bislacco di “Djbouti” alle coralità, accompagnate da una batteria semi-jazz e da poche note di una chitarra minimale di “Caracas, Lusaka, Berlin”. In “Davos bei nacht” tornano i temi musicali dell’Europa continentale tanto cara a Pascla Comelade, all’ultimo Capossela e al Tom Waits più circense. Si concedono alcune svisate rock in “Palais bourbon” dove si riscontrano dei Primus particolarmente rancorosi ed acustici, cui tocca intrecciarsi con un piano subdolo. Fabio Magistrali deve aver dato un contributo maggiore di quanto è riportato nelle note di copertina, dato che in “Gaio e giallo” si respira l’aria degli ultimi Six Minute War Madness, quelli con lui in formazione, oltre che come produttore, mentre in “Kérosene”ritroviamo un sound vicino a quello degli Ulan Bator. Imprevedibili come sempre con il trio franco-italiano assaporiamo il gusto e della sperimentazione pura e spontanea.
Autore: Vittorio Lannutti