Giorgio Lopez ha dato alle stampe “Palinuro Phonebox” per la Horisontal Mambo, sublabel della FullPupp del DJ Prins Thomas e distribuita dalla tedesca Wordandsound. Il debut album del pianista napoletano, e ricercatore al CERN di Ginevra, è un lavoro discografico permeato di una curata elettronica che affonda le proprie radici nella scena italo-synth-boogie di fine anni ’80. E in occasione dell’uscita di “Palinuro Phonebox”, abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente con il suo autore che ha il pregio di aver confezionato un disco di sette tracce che come un arcobaleno sonoro racchiude anche club house, balearic beats e nu-disco.
Un viaggio musicale, emotivo e concettuale, o forse meglio una fuga notturna, su un 50cc, attraverso un meridione estivo. Tutto le tracce hanno in sé una tensione che anche nei momenti più easy o elegiaci conserva claustrofobie. Dove è nata l’ispirazione per questo lavoro discografico?
Questo disco è nato in un momento in cui, per la prima volta in cinque anni di vita all’estero, mi sono trovato per un periodo prolungato a Napoli. Questo, in aggiunta alla riscoperta di alcuni sintetizzatori che erano rimasti “in soffitta”, inutilizzati per anni, ha sicuramente contribuito al venir fuori di un suono che creava inevitabilmente associazioni visive in ricordi estivi, seppur mescolati e rielaborati.
Dalla Salerno – Reggio Calabria d’apertura, sino alla plastificata riviera di chiusura, per circa 35 minuti si susseguono sonorità e ritmiche che trovano matrice in un suono compatto e retrò che dalle autostrade Kraut conduce sino ai confini con l’acid Jazz. A cosa è dovuta questa precipua cifra stilistica?
In Palinuro Phonebox si mescolano quelli che sono da sempre i miei grandi “amori musicali” ossia il funk, il jazz e l’hip-hop nella sua sfumatura più breakbeat. Il tutto però prende alla fine le forme di un disco synth-boogie di matrice italo, cosa che deriva da un lato dalle passioni nate negli ultimi anni in cui ho vestito i panni del DJ, e dall’altro dall’ispirazione della scena napoletana attuale, popolata da una moltitudine di producer di talento e progetti di qualità, le cui tracce “sbucano” dai set di DJ di tutto il mondo.
L’album manifesta la sua identità unitaria sin dalla particolare copertina che, come in un collage, ne racchiude, quasi didascalicamente, tutti gli elementi distintivi. Si può considerare quindi un concept album?
Io lo considero un album che racconta una storia, che si snocciola anche attraverso i titoli dei brani. L’immagine di copertina (che potete vedere qui sotto è realizzata dall’illustratrice Giulia Serafin) non solo interpreta perfettamente lo scenario retrò e mediterraneo di riferimento, come in una cartolina metafisica, ma rende omaggio alle copertine dei dischi più o meno vintage che ho consumato per trarre l’ispirazione per queste sette tracce. E Palinuro (nota località estiva cilentana, ndr) per me diventa una metafora della scena italo-synth-boogie di fine anni ‘80 che ispira il disco: allo stesso tempo inesplorata e un po’ kitsch, affascinante ed ingenua.
Viviamo un momento e un mercato discografico sempre più orientato verso orizzonti liquidi e digitali. Quale è la Sua opinione a riguardo?
Trovo giusto approfittare di un mondo che offre tante modalità per scoprire nuova musica, il che è una grande opportunità specie per chi la musica la vive come ricerca e nutrimento personale. Allo stesso tempo però, forse proprio perché ho questo approccio, il mio rapporto con la musica è in realtà molto fisico: se mi rendo conto che un disco nuovo mi piace, per esempio, cerco di non ascoltarlo in digitale per “assaporare meglio” il momento in cui ci metterò le mani sopra fisicamente. In ogni caso, credo che il “supporto” non faccia la differenza: l’unico modo per proteggere la Musica è tenere alta l’attenzione del pubblico e avvicinarlo a un panorama il più possibile variegato e stimolante.
https://www.facebook.com/giorgiolopezmusic
https://www.instagram.com/giorgiolopezmusic/
autore: Marco Sica