Strani rimbombi dalla provincia di Varese. Strani e destabilizzanti echi, ombre, macchie estetiche e nubi corrugate di un “drama” distorto ed elettrico che si insinua come un serpe tra pelle e nervi. E’ Betelgeuse, secondo disco per i The Unsense, formazione a cinque che percuote tempie e spiriti con un pathos maledetto e nello stesso istante impossessato da una strana psichedelica dei sensi, una profonda ferita sonora che si apre e chiude ad intermittenza, senza mai cicatrizzare, senza mai rimarginarsi.
Atmosfere color torba, denso post wave, una certa concettualità tanto cara ai pindarismi prog Ottantiani (Quella Vecchia Locanda, Albero Motore, tra i tanti) e quella teatralità di base “off” tra un Carmelo Bene e l’arte cinematica di un Greenaway; queste le colorazioni all’ascolto che il disco offre come immagini tratteggiate, un fascino noir dal quale è ostico staccarsene con indifferenza.
Una cinquantina di minuti in preda a deliri e sciamanesimi, in mezzo Betelgeuse la seconda stella più grande della costellazione di Orione e poi tutti gli attorcigliamenti estetici in cui il sestetto – guidato dalla stupenda voce alieno/mefistofelica di Samuele Zarantonello – cresce, avvampa e scoppia in una apoteosi espressiva da cinque “appunto” stelle!
Un tester consigliato per questo ottimo lavoro, la sbavatura rock-noise di Pandora, lo stimolo circospetto di Procrastinatosi e l’aura ondifraga, dolorante e shoegazer che ciondola in Ferire d’immagini, questi i gioielli primari, il resto è pura oreficeria.
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autore: Max Sannella