Torna su V2, a 3 anni dal disco d’esordio omonimo su Mescal, l’istintivo duo milanese formato da Dario Ciffo (chitarra, voce) ed Agostino Nascimbeni (batteria, voce), che macina rock’n’roll e garage moderno solidamente ispirato ai suoni degli anni 60 e 70, e torna con quest’album solidissimo e pieno di potenziali inni rock’n’roll cantati nella nostra lingua, in grado di fondere benissimo il miglior rock nazionale recente – il tiro minaccioso degli Afterhours, la genialità dei Bluvertigo, l’approccio urlato di Le Vibrazioni – con la tradizione beat del nostro Paese, tra cui Equipe 84, Rockes, Lucio Battisti. La cover di ‘Il Paradiso’ di Patty Pravo, non a caso, segna una linea di continuità con un mondo intramontabile, gli anni 60, che i Lombroso sentono proprio, malgrado il pezzo sia attualizzato con un’energia da 2000 volt.
La musica dei Lombroso prende di petto dunque, senza fronzoli, come tipico delle band garage formate da due componenti soltanto, ed è musica del divertimento: fun music, che trasmette euforia attraverso ritmi sostenuti e testi semplicissimi urlati con la buona voce soprattutto di Dario che, ricordiamolo, è anche violinista degli Afterhours. Tra i vari ospiti del lavoro compaiono Morgan al basso in un paio di tracce, ed Enrico Gabrielli, tastierista dei Mariposa, che suona in ‘Sempre un po’ più in là’. In una canzone come ‘Cosa stai Dicendo’, con un continuo, sfiancante, violento cambio di registro, c’è la sintesi ed il picco di questa band, che mi fa pensare alla colonna sonora di un film come ‘Lavorare con Lentezza’ di Guido Chiesa, sulla Bologna del 1979, e che probabilmente colpirà l’immaginario di chi ama una certa, intramontabile estetica vintage fatta non soltanto di stivaletti beat, camice psichedeliche, giacche col pellicciotto, pantaloni a zampa e suoni archeologici oggi nuovamente in voga – persino la Rai, di solito in ritardo di 3 anni sui fenomeni giovanili, in questo Autunno 2007 ha proposto una fiction su Rino Gaetano… – ma fatta anche e soprattutto di tanta, tanta creatività, che nella cultura popolare contemporanea scarseggia un po’. Ed anche quando emerge il loro sottile, intelligente senso dell’umorismo – Morgan docet… – come in ‘Sempre un po’ più in là’, o nella polemica ‘Tu’, contro le rockstar, i Lombroso mostrano un altro aspetto caratteristico ed apprezzabile. Assieme al micidiale esordio de Il Teatro degli Orrori, questo album si candida, a mio giudizio, tra i migliori lavori ‘underground’ del 2007.
Autore: Fausto Turi