Se modificassimo un popolare che detto in “gallina vecchia non fa più brodo” saremmo tacciati di revisionismo becero? Non credo, e a supporto di questa tesi colorata arriva il nuovo disco, diciamo un teatro di vecchi merletti, dei Public Image Limited (PIL) di John Lydon, What the world needs now, una sfilza di brani che si fa fatica ad ascoltare, non per l’aria avariata del tempo che vi scorrazza dentro, ma per la debolezza del tutto e – siamo sinceri fino in fondo – per la pietà generale che questi ex punkettoni del 900 scorso istigano a destra e a manca.
Disco per milionari annoiati, scherzi discografici per rimpinguare casseforti a metà, o forse operazione burlesque per prendere in giro affezionati incalliti del tempo che fù? Ci può stare anche, ma alla conta poi il risultato è una piena voragine di riempitivi, ovvietà e tutto un kit di cretinerie industriali atte per allontanare zanzare e affini.
I PIL appaiono finiti e obesi in tutto, un insieme imbolsito che tracima nonsense intellettivo e poco più, ma pare che a tutto ciò non ci facciano caso, l’importante è impegnare ore e ore a vuoto a sparare – Guccinamente detto – cazzate lungo dodici tracce miste, senza un filo logico e logica di base.
Non salviamo nulla di questo registrato a suon di fuck di qui e fuck di la, una pena umana che non vale nemmeno strapazzare un minuto di più una tastiera di pc riluttante già di suo!
autore: Max Sannella