Il Ritorno del reggae-punk: i Police in Tour in Italia
A Torino l’unica data della re-union dello storico gruppo di Gordon Summer e compagni
Non rimarrà certo nella storia questa reunion-tour dei Police, e qualcuno ha anche storto la bocca di fronte a un’operazione così evidentemente nostalgica e chiassosa, ma sta di fatto che a Torino erano in 65.000 a gustarsi un’occasione che non capita tutti i giorni. Rivedere i Police, a quasi trent’anni dal loro esordio, in tour e tutti insieme.
L’evento magari è “guastato” dal fatto che nel frattempo Sting è stato più che attivo nel mainstream, e ben presente anche in Italia con i suoi immancabili concerti, per cui tante grandi hits del repertorio Police non erano proprio una novità per gli spettatori. Ma suonarle con i Andy Summers e Stewart Copeland è decisamente un’altra cosa, e insomma il concerto del 2 ottobre non poteva non avere un’aria di già sentito, almeno finché si tiravan fuori dalla scaletta i pezzi più noti e obbligatori da suonare: Message in a Bottle, ad esempio, che però è stata una scelta felice perché ha iniziato il concerto come meglio non si poteva. Ed in effetti la prima serie di pezzi è da paura: Many Miles Away, Walking on the Moon, Driven To tears, Don’t Stand so Close to Me (versione originale, ovviamente), e soprattutto una stupenda When the World is Running Down, con un assolo di ben dieci minuti di Summers.
A questo punto tutti i dubbi e le riflessioni sul senso della re-union, almeno per gli spettatori, sono già acqua passata: il divertimento è assicurato, e si prosegue con Synchronicity, Truth Hits Everybody, Every little Thing she Does, De Doo Doo Doo, e una autentica chicca: Invisible Sun in versione “restaurata”.
Sting dà il meglio di sé con la voce come al solito (mentre dagli spalti più di una attenta osservatrice commenta la sua forma fisica di splendido cinquantenne), Andy Summers, “sformato” ma non domo, fa molto più che seguire semplicemente la scia, e l’altro ragazzone del gruppo, Copeland, mostra tutto il suo storico talento. Del resto né Copeland né Summers si sono mai fermati in questi anni, dedicandosi a produzioni di nicchia, ma suonare su un palco a cinquant’anni davanti a uno stadio pieno è un’esperienza che di sicuro mancava da tempo. E poteva essere un’autentica scommessa, che hanno superato alla perfezione, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che i Police anni ’70-’80 non erano solo Sting col suo carisma.
Seguono ancora a ruota Walking in your footsteps, una splendida Wrapped Around your Finger, e poi il momento forse migliore: Cant’ Stand losing you che sfuma in una stupefacente Regatta de Blanc, per poi tornare nel finale. La prima parte è chiusa, come da manuale, da Roxanne (non la migliore esecuzione sentita in questi anni, in verità).
Il bis è per King of Pain, So Lonely, l’immancabile Every Breath you Take (chi si aspettava magie del momento è rimasto deluso, i tre suonano una versione assolutamente “normale” del pezzo), e si chiude con Next to You.
Chiusura degna di un revival, con ben cinque pezzi tratti dal primo indimenticabile Outlandos d’Amour, e tanta tanta nostalgia. La scelta del gruppo è stata quella di non provare nemmeno a riattualizzare i pezzi con qualche ri-arrangiamento, e persino gli strumenti usati si presentavano tremendamente “old fashioned”: saranno stati i loro bassi e chitarre di allora? Difficile a dirsi, ma certo è quello che volevano far sembrare.
Il sound certo è quello di sempre: non manca nemmeno la verve, e i tre si divertono visibilmente tanto: ma certo questo nuovo tour non poteva aggiungere niente alla splendida e evanescente carriera dei Police originali, e ogni tanto affiora la spiacevole sensazione che ci sia affidati a qualche cover di se stessi. Ora arrivano voci di un nuovo album: per gli autentici fan, sono notizie, queste, che fanno sempre piacere e paura contemporaneamente. Ma c’è da giurare che saranno poi tutti lì ad acquistare le prime copie.
Autore: Francesco Postiglione
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