La formula che tanto va oggi, quella del dj-live, ha colpito anche un veterano della musica elettronica, Karl Bartos, storico percussionista dei Kraftwerk. Il contesto è ottimo, l’Arenile Reload si presta come cornice ideale per questo evento, la località è a ridosso della spiaggia così la calura estiva non punge più di tanto. Karl Bartos si esibirsce a Napoli per la prima volta nella sua carriera trentennale a divulgare i brani del suo album solista, “Communication”, uscito nel 2003, più alcune delle hit dei Kraftwerk di cui Bartos è coautore. Due grossi schermi alle sue spalle proiettano le immagini stilizzate concettuali alla sua opera solista, mente alla destra del protagonista è sempre presente il fido Mathias Black. Si parte con “Numbers” e “Computer World”, proprio come ai tempi andati ormai, prima di approdare a “Camera” brano anche d’apertura del già citato “Communication”. Il vocoder saldo in pugno a Black è robusto e onnipresente sulle basslines acide e poderose, la ritmica e le sonorità variano di poco rispetto a quelle parti più tecnopop, soprattutto quelle degli anni ‘80 di cui Bartos è stato protagonista con la storica band di Dusseldorf; sonorità che tra l’altro il nostro ha ripreso più volte anche durante gli anni ’90, con il progetto Electric Music di cui facevano parte i celebri Bernard Sumner e Andy McCluskey. La scaletta prosegue: “Reality”, “Ultraviolet”, “The Robots”, “Trans Europe Express”. Superata abbondantemente la metà del concerto Bartos s’improvvisa dj/selector e i suoi laptop si concedono il piacere di passare qualche brano techno ed electro. La session riprende live per la conclusione con l’interminabile e vivace singolo “15 minutes of fame”.
Intanto Freak Out ha avuto la possibilità di intervistare il personaggio prima del live sulle morbide poltrone bianche dell’Arenile.
Karl, stai trasformando la comunicazione in una forma d’arte. Parlaci di “Crosstalk”.
Ci sarebbe tanto da dire su “Crosstalk”. E’ il nome di un mio brano, ed è buono se l’idea oltre questo, sia che se le differenti comunità parlino l’una con l’altra. All’università delle arti di Berlino, abbiamo musicisti, scienziati, ottimi artisti, e se si mettono queste persone in una camera e ottieni una conversazione ricevi ottimi risultati, molto meglio di ognuno che cammina per conto proprio.
Vi mettete in comunicazione anche grazie ad internet?
Anche internet è bello, è meraviglioso. Ma è molto meglio se si parla “face to face”!
Le nuove tecnologie e le nuove forme di comunicazione hanno cambiato rapidamente la società. Secondo te quale sarà il prossimo step?
E’ una domanda molto difficile che preferisco spiegarti con un esempio, sembri giovane, puoi ricordarti il tempo quando non avevi un telefonino?
Certo!
Adesso come tutti hai un telefonino, ma in quale prospettiva la comunicazione è cambiata? Se parli con la tua ragazza con un telefonino c’è qualcosa di diverso nella comunicazione?
Ricordi i vecchi tempi quando parlavi con un telefono fisso dal tuo appartamento con un cavo al muro, qualche anno fa. Comunque, comunicavi lo stesso con la tua fidanzata, adesso lo fai con un telefonino. Tutto cambia. il modo di comunicare, di conversare, ma la comunicazione resta sempre la stessa!
Quindi pensi che quanto accade è un normale processo evolutivo?
La gente non è cambiata così velocemente, ricordi quando chiamavi la tua ragazza per andare a cena o ad un party, oggi fai lo stesso ma con un telefonino, dov’è la differenza? E’ una cosa difficile da dire. Io penso che dovremmo andare nel futuro per molto, molto tempo, e poi con uno sguardo retrospettivo scoprire cosa stava succedendo nel frattempo!
Il tuo ultimo disco si chiama proprio “Communication”, del 2003, stai preparando qualcosa al momento?
No, non ho nulla in programma. Ho tutto concentrato nel suonare dal vivo e insegnare all’università.
Cosa ne pensi della musica elettronica di oggi e della musica in generale?
Non ascolto molta musica elettronica di oggi al momento, preferisco ascoltare Puccini…
Nel 1981 hai composto il disco “Computer World”, esso è stato quasi una profezia se analizziamo i tempi moderni, il terzo millennio all’epoca te lo aspettavi così?
A quel tempo noi non potevamo prevedere l’arrivo di internet. Quando componemmo “Computer World”, non avevamo un computer nello studio. Così dovemmo andare alla IBM a dare un’occhiata ai veri computer di quel tempo, negli anni ’80. Essi erano macchine giganti ma con un cervello piccolo. Comunque pensavamo che avrebbe cambiato la gente e il mondo, ma anche e soprattutto il modo di produrre musica. Non potevamo prevedere che avrebbe cambiato anche il modo di comunicare in un certo senso…
Gli Electric Music sono stati un progetto interessante, come mai è terminato?
Le cose finiscono, tutto se ne va con il passato.
Karl hai suonato con tanti musicisti. Chi è stato quello che ti ha colpito di più?
Sono molto amico di Bernard Sumner, dei New Order, è un ragazzo fantastico e ci siamo divertiti tanto insieme…
Con i Kraftwerk hai affrontato in maniera molto aperto il tema della “Radioattività”. Oggi sei attento alle tematiche ambientaliste?
Il senso predominante del disco dei Kraftwerk, “Radio-Activity”, è stato prima di tutto un gioco di parole. In inglese la parola può significare Radioattività come forma di energia, ma voleva anche dire radio nel senso di apparecchio trasmittente; attività della musica nell’aria. Fu un modo poetico di giocare con queste due parole, la stessa espressione ma con più significati! Comunque penso che usare l’energia atomica, la radioattività, è come decollare con un aeroplano, ma non avere un luogo dove atterrare. Noi produciamo energia atomica e nessuno sa come sbarazzarsi delle scorie. Penso che non sia una vera soluzione per l’umanità!
A proposito di scorie, sai che qui in Campania abbiamo avuto grossi problemi con la spazzatura?
Si, certo.Penso sono cose che fanno parte del gioco. E’ tutto un grande gioco ed affari. Questo business dei rifiuti e politica attraggono sempre la stessa gente, e non cambierà verso il meglio per quanto civilizzati possiamo essere. Ci sarà sempre gente che farà soldi sui rifiuti e sugli animali morti.
Karl, tutti conoscono il tuo passato ma adesso parlaci dei tuoi progetti futuri.
Il mio futuro? Adesso come unico progetto devo salire sul palco a suonare!
La prima volta qui a Napoli, hai visitato la città?
Si, sono riuscito a visitarla un pò. Ho avuto un’ottima cena, con amici italiani. Io amo l’Italia è un posto magnifico dell’Europa, forse il miglior posto dove vivere.
Per i tedeschi l’Italia è semplicemente un posto magnifico. Il clima…tutto sembra essere cosi amichevole….e il feeling di questo paese è molto light!
Autore: Luigi Ferrara
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