A differenza di altre volte, in quest’occasione mi è dispiaciuto e non poco essermi perso il gruppo di supporto, perché, pur avendo ascoltato solo l’ultimo pezzo della loro esibizione, sono rimasto davvero ben impressionato dall’impatto live dei belgi White Circle Crime Club: rasoiate circolari di chitarra, sezione ritmica prepotente e cappa hard-psichedelica ad inchiodare i timpani. Beh, peccato, perché non capita spesso di incontrare “guests” capaci di scaldare l’atmosfera prima dell’entrata in scena del main act in cartellone.
E stasera ad essere protagonisti sono niente meno che i newyorchesi TV On The Radio, attesissimi in Italia dopo i consensi unanimi raccolti da loro secondo disco “Return to Cookie mountain”. Eccezionale la performance vocale di Tunde Adebimpe, il cui corpo continuamente scosso da fremiti new wave trasuda bollori soul; il feedback di chitarre va a saturare gli angoli creati dall’incrociarsi della voce di Kip Malone con quella di Tunde Adebimpe e il resto lo fa la sezione ritmica, sempre assolutamente all’altezza, guidata dal basso dell’esagitato Sitek.
Il mio pezzo preferito di “Return to Cookie mountain” – “Hours” – giunge quasi subito e, certo, paga un po’ l’ovvia assenza di Kazu Makino al secondo microfono ma fa comunque la sua bella figura, così come va puntualmente a segno il rock’n’roll adrenalinico di “Wolf like me”. Tra i brani di “Desperate youth, bloody thirsty babes” applausi scontati per “Dreams” e notevolissimo l’attacco in 4/4 di “Staring at the sun”, trasfigurata in un dirompente pezzo electro-rock, ricondotta sotto le abituali sembianze da un repentino cambio di ritmo e quindi portata a conclusione, volendo vedere in modo fin troppo frettoloso…. Ecco, a raffreddare appena il mio entusiasmo, c’è la netta sensazione che con il loro bagaglio di idee e tecnica, più quel pizzico di follia che non manca loro e non guasta mai, i TV On The Radio potrebbero senz’altro spingere i propri live-set verso forme di sperimentazione più spericolate, manipolando e dilatando ulteriormente il proprio repertorio così da proporre qualcosa di assolutamente inaspettato e dirompente; invece si muovono sicuri entro i confini della forma canzone, raramente si avventurano oltre, e quando ciò avviene assistiamo non a caso ad uno dei momenti più coinvolgenti del concerto: una “Let the devil” che vede dietro batteria e percussioni anche i due roadies del gruppo, fino a quel momento ai lati del palco pronti ad intervenire solo per sbrogliare i fili attorcigliati dei microfoni, ed il pubblico impegnato a lanciare il coro che viene prontamente bissato dal megafono del cerimoniere Tunde Adebimpe.
Autore: Guido Gambacorta
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