Ok… ammetto di essermeli persi un po’ di vista, ma, prima dell’esplosione del fenomeno grunge (parlo per i più giovani della prima metà degli anni 90) i Disneyland After Dark sono stati un gruppo che univa lo stile e l’attitudine di band come Ac-Dc e Rose Tattoo alle atmosfere western di Morricone condendo il tutto con testi e video ironici e accattivanti.
Chi ha avuto modo di assistere al un mitico concerto dei fratelli Binzer al Rolling Stone di Milano sa di cosa parlo: 70 infuocati minuti di torrido rock che faceva a pugni con le acconciature, i rossetti e gli spandex della Hollywood Boulevard da bere.
Gli anni sono passati e la musica del gruppo ha subito diverse contaminazioni: nella discografia della band si sono alternate influenze grunge (“helpyourselfish” 1995), british (“simpatico” 1977) e torride perle hard (“Everythings glows” 2000).
I riscontri sono stati lusinghieri come le prime posizioni nelle chart danesi e svedesi e l’ esibizione al festival di Roskilde dimostrano.
“Scare yourself” non aggiunge molto a ciò che conosciamo discografia dei D.a.d. , chitarre crunchy quanto basta, voce consumata, ritmiche essenziali da sempre motore indomabile dei nostri.
L’elemento caratterizzante di queste ultima release è il punk, colpevolmente sono stati messi in soffitta quei riff da film western che erano a mio avviso la parte più originale della loro proposta,
quando ritornano a fare capolino come in “Lawrence of Suburbia” e il rock riprende il sopravvento (vedi “Camping in Scandinavia” oppure “Dirty Fairytale”) il tono generale del disco s’innalza di colpo: risfodero la mia fedele air-guitar e anche se un taglio militare ha preso il posto della chioma che fu mi ritrovo ad agitare furiosamente la testa in preda a spasmi elettrici.
Il resto del disco scorre rapido e indolore come un pendolino Milano-Bologna anche se ho avuto un sussulto sentendoli scimmiottare gli ultimi Green Day nella title track ….da dimenticare!
Autore: Alessio “Blemish” Minoia